Carissimi,
Francesco di Sales continua il suo discorso affermando che la penitenza “perfetta” ha due effetti: ci separa dal peccato e da ciò che ne è la causa e ci riconcilia con Dio. Aggiunge che, qualche volta, l’amore di Dio nasce dal pentimento per il male commesso ma, molto più spesso è frutto dell’intervento dell’amore di Dio nel cuore dell’uomo. Seguendo la logica del Salesio sembra di assistere ad una corsa di Formula Uno dove c’è chi, partendo in “pole position”, precede e chi segue. Ma spesso accade che, per qualche imperfezione nella guida, le posizioni si invertano; ci sarà dunque bisogno di un impegno maggiore per riacquistare la prima posizione. Infatti, dice il Nostro: “l’amore che precede il pentimento ordinariamente è imperfetto, ma una volta imbevuto nell’asprezza della penitenza, si rafforza e diventa amore eccellente”. Per farci comprendere meglio questo concetto, usa l’analogia dei “rubini di Etiopia” che, secondo Plinio il Vecchio, nostra vecchia conoscenza, “hanno una luce molto opaca (il sentimento imperfetto), ma, una volta messi nell’aceto (la penitenza), risplendono e sprigionano molto chiaramente la loro lucentezza (l’amore eccellente)”. Continua, però, col dire che “qualche volta avviene che il pentimento, benché perfetto,non contenga in sé l’azione propria dell’amore, ma soltanto la virtù e la proprietà”. Cosa vuol dire questo? Che nonostante il nostro impegno, c’è bisogno della “bontà divina” che infonda in noi la sua “carica” di attrazione. Per comprendere ancora meglio potremmo fare un piccolo esperimento casalingo che Francesco stesso ci suggerisce; occorrono solo una calamita e due pezzetti ferro: prendete la calamita accostando ad essa il primo pezzo di ferro: verrà subito attratto. Poi prendete l’altro pezzo di ferro e accostatelo al primo. Cosa succede? Quest’ultimo, usufruendo dello stesso magnetismo, anche se non diretto, si attaccherà al primo. Ma se lo isoleremo dal primo e perciò dalla calamita non avrà più alcuna forza di attrazione se non un piccolo residuo di magnetismo che svanirà presto. Aggiunge l’Autore: “l’azione dell’amore è un vero moto unitivo, ma spinto dalla compiacenza; il movimento d’unione invece che è nella penitenza non è mosso dalla compiacenza, ma dal dispiacere, dal pentimento, dalla riparazione, dalla riconciliazione. Questo moto, pertanto, in quanto unisce, ha la qualità dell’amore; in quanto è amaro e doloroso, ha la qualità della penitenza; è, insomma, per sua naturale condizione, un vero moto di penitenza, il quale però ha la virtù e la qualità unitiva dell’amore”. E’ la bontà di Dio la “calamita” che attrae noi, poveri pezzi di ferro, verso di Lui. Cerchiamo di non fare resistenza!
Domani la Chiesa celebra la festa del Battesimo del Signore. Rinnoviamo i nostri impegni battesimali con le parole della liturgia:
Padre onnipotente ed eterno, che dopo il battesimo nel fiume Giordano proclamasti il Cristo tuo diletto Figlio, mentre discendeva su di lui lo Spirito Santo, concedi ai tuoi figli, rinati dall’acqua e dallo Spirito, di vivere sempre nel tuo amore. Amen
Ed oggi potremmo impegnarci maggiormente a far passare attraverso di noi la forza “magnetica” dell’attrazione di Dio… “calamita”. Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR