Carissimi,
eccoci al breve, ma intenso, capitolo settimo del Terzo Libro del TAD che ha questo titolo: “Come la carità dei santi in questa vita mortale eguagli e, qualche volta, sorpassi quella dei beati”. State tranquilli: Francesco non vuole fare una classifica della santità, ma mettere in risalto quanto la carità, vissuta durante l’esistenza terrena di alcuni sia, a volte, “più meritevole” di quella di altri. Egli, per richiamare la nostra attenzione su tale aspetto, dice: “Non solo ognuno in particolare avrà più amore in cielo di quanto ne ebbe mai sulla terra, ma l’esercizio della più piccola carità esistente nella vita celeste sarà molto più felice ed eccellente, parlando in generale, di quello della più grande carità che esiste, o sia esistita o esisterà in questa vita caduca, perché lassù tutti santi praticano il loro amore incessantemente, senza alcuna interruzione, mentre quaggiù i più grandi servi di Dio, attratti e tiranneggiati dalle necessità di questa vita che passa, sono costretti a patire mille e mille distrazioni che li distolgono spesso dall’esercizio del santo amore”. Le vicissitudini della vita spesso hanno messo “in crisi” anche grandi anime che si sono trovate a lottare contro ogni tipo di difficoltà e a combattere la tentazione di indietreggiare nell’esercizio della fede e dell’amore. Lo stesso Francesco di Sales, se ripensiamo alla sua “crisi” sofferta negli anni giovanili a Parigi, ne è la dimostrazione. Per questo non deve meravigliarci l’affermazione che segue: “Ci sono state persone così fortunate nel loro pellegrinaggio, che la loro carità è stata maggiore di quella di molti santi che già godono della patria eterna. Certo non fa alcuna meraviglia che la carità di San Giovanni, degli Apostoli e degli uomini apostolici sia stata maggiore, anche mentre vivevano quaggiù, di quella dei bambini che, morti con la sola grazia del battesimo, godono la gloria immortale”. Ripensare alla figura e all’opera di San Giovanni Bosco del quale proprio oggi la Chiesa fa memoria, può aiutarci a comprendere meglio quanto il Nostro ci ha fatto leggere: quante difficoltà e quante “battaglie” ha dovuto sostenere nei confronti dei “ben pensanti” del suo tempo, di quella borghesia e nobiltà torinese che, di fronte ai tanti bambini e giovani lasciati allo sbando, giravano la testa dall’altra parte ostacolando, in vari modi, la sua opera. Certamente tanti di quegli innocenti sono nella gloria solo in forza del Battesimo che avevano ricevuto, ma don Bosco gode di una gloria maggiore dovuta al suo impegno e alla sua carità durante la sua esistenza terrena. Francesco vuole anche aiutarci con una similitudine, tanto per cambiare, e dice che, mettendo a confronto un ferro rovente e una lampada accesa, ci si accorge facilmente che il ferro emana più calore della lampada, ma meno splendore e spiega: “Ponendo un bambino glorioso a confronto con San Giovanni ancora prigioniero, o con San Paolo ancora legato dal corpo, diremo che il bambino in cielo ha maggiore splendore e luce nell’intelletto, più fiamma di esercizio d’amore nella volontà, ma che San Giovanni e San Paolo hanno avuto sulla terra più fuoco di carità e più calore di dilezione”. Permettete che accanto a loro mettiamo anche San Giovanni Bosco e preghiamo:
Signore, forse ti chiediamo troppo, ma Tu hai detto: chiedete e vi sarà dato; facci emanare calore come il ferro rovente, splendore come una lampada accesa e riscaldaci illuminandoci con il Tuo amore. Amen
Ed oggi, con l’intercessione del “santo dei giovani”, impegniamoci di più a ricevere e dare calore e lasciarci illuminare per illuminare. Buona giornata,
PG&PGR