3 Gennaio 2023: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

pur riconoscendo le buone intenzioni di qualche filosofo pagano circa l’esame di coscienza e la penitenza, Francesco muove loro una critica dicendo che “benché la penitenza religiosa sia stata riconosciuta in qualche modo da alcuni filosofi, questo accadde così raramente e così debolmente, che anche coloro i quali sono stati ritenuti i più virtuosi fra essi — ossia gli stoici — asseriscono che l’uomo saggio non si rattrista mai: principio questo tanto contrario alla ragione, quanto la proposizione su cui la poggiano è contraria all’esperienza, che cioè l’uomo saggio non pecca mai”.

Magari fosse sempre così! La storia del re Salomone, il saggio per eccellenza, come abbiamo già avuto occasione di dire in passato, ne è la dimostrazione. La Bibbia stessa smentisce questa affermazione degli Stoici quando, nel Libro dei Proverbi (24,16) afferma che il giusto (leggi saggio) cade sette volte e che l’unico, veramente giusto e saggio è l’uomo Gesù. Il versetto dei Proverbi citato, però, aggiunge che, nonostante la caduta,”il giusto si rialza”. In questa affermazione possiamo riconoscere il riferimento alla penitenza che, continua il de Sales: “è una virtù esclusivamente cristiana, poiché da una parte fu pochissimo conosciuta dai pagani, e, dall’altra, è talmente conosciuta dai cristiani che in essa consiste gran parte della filosofia evangelica, secondo la quale chiunque dice che non pecca è un insensato, e chiunque crede di rimediare al suo peccato senza penitenza, è uno stolto. Infatti una delle esortazioni più frequenti di Gesù era: Fate penitenza”.(Cfr Mt 3,2; 4,17). In verità, nel testo evangelico, quello di Gesù è un invito alla conversione; ma può esserci conversione senza penitenza? Crediamo proprio di no. Non dimentichiamoci che il cammino di conversione è lungo, faticoso, pieno di insidie e non può essere esonerato dall’accompagnamento della penitenza. Ma cosa deve indurci ad intraprendere un tale cammino? Il Nostro, seguendo la teologia del suo tempo, ci dice che le motivazioni possono essere molteplici. Una di queste è il timore della dannazione eterna che però definisce “servile e mercenaria” quasi “utilitaristica”; quando il timore diventa amore, si affaccia un’altra motivazione, molto più vicina a noi, ed è il “desiderio del paradiso preparato per i buoni che è degno di onore e di stima”. Altro motivo è quello che deriva dal ripensare “alla bruttezza ed alla malizia del peccato secondo quanto ci insegna la fede”e cioè che, col peccato la nostra immagine e somiglianza di Dio “viene imbrattata e sfigurata, la dignità del nostro spirito disonorata…calpestiamo il nostro dovere verso il Creatore del mondo”. Il timore, diventato amore, ci fa fare un ulteriore passo in avanti facendoci prendere maggiore coscienza del peccato e della necessità della penitenza nel cammino di conversione. Prosegue il Nostro:“Talvolta ancora siamo stimolati a penitenza dalla bellezza della virtù, la quale ci reca tanti beni quanti sono i mali causati dal peccato; e inoltre spesso siamo anche eccitati dall’esempio dei santi”. Se ci fermassimo un po’ più spesso a meditare sulla vita di tanti santi, conclude l’Autore, a meno che non si sia “totalmente insensibili ed apatici”, non si potrebbe non sentirsi spinti al pentimento dei propri peccati. Lasciamoci, dunque, illuminare dalle loro esperienze di fede e dal loro cammino di fede nella penitenza: non potrà che farci del bene.

Invochiamo il Santissimo Nome di Gesù di cui oggi ricorre la memoria

Guarda, o Padre, questa tua famiglia, che onora il santo Nome di Gesù tuo Figlio; donaci di gustare la sua dolcezza in questa vita,per godere la felicità eterna nella patria del cielo. Amen

Impegniamoci oggi, anche con qualche piccola penitenza, a continuare con gioia il nostro cammino di conversione . Buona giornata,

PG&PGR