Carissimi,
Dio non fa discriminazioni e a tutti offre dei doni particolari per esercitare la virtù della carità ma, afferma il Salesio: “L’assistenza speciale di Dio è necessaria soprattutto per l’anima che ha il suo santo amore nelle iniziative importanti e fuori dell’ordinario” fermo restando che a tutti viene data la possibilità e la “sufficiente energia per compiere opere necessarie alla salvezza”.
Ci sono, comunque, anime chiamate a dare testimonianza in modo particolare “per intraprendere azioni eccellenti e straordinarie”. Francesco, a questo punto, cita l’esempio di alcuni santi, alcuni più conosciuti, altri meno e P. Ruggero, in modo sapiente, in nota, ce li fa conoscere un po’ di più; per tale motivo le riportiamo unitamente al testo: “È evidente che Sant’Antonio e San Simeone Stilita si trovavano nella grazia e nella carità di Dio quando si proposero una vita così elevata”. Chi erano? Sant’Antonio Abate è il “padre del Monachesimo (III-IV sec.), godeva di molta popolarità al tempo di Francesco di Sales come patrono della salute corporale, simboleggiata, secondo il modo di pensare del popolo a quel tempo, dal roseo maialino ai suoi piedi: : L’Autore lo nomina molte volte in tutte le sue opere come modello di tutte le virtù e di grande saggezza nonostante, come dice Sant’Agostino, la carenza di cultura”. E San Simeone Stilita? Il Balboni annota: “Francesco indica nelle sue opere questo asceta siriaco del V secolo come modello di obbedienza oltre che per le grazie e la vocazione straordinaria”. Allo stesso modo “la beata Madre Teresa (S. Teresa d’Avila) quando fece voto di obbedienza speciale”. Il de Sales fa riferimento anche a San Francesco d’Assisi e al santo re di Francia Luigi IX “quando intrapresero il viaggio oltremare per la gloria di Dio”. Spiega il “grande vecchio”: “Francesco nutriva grande devozione e ammirazione per il suo Patrono e lo presentava come modello di ogni virtù evangelica, un grande santo «non dotto»”. San Luigi IX, che abbiamo già incontrato in passato, è stato “un monarca francese del ‘200, ed è uno dei santi prediletti di Francesco, ricordato soprattutto nella Filotea come esempio di santità «cortese»”. E ancora San Francesco Saverio che “fu uno dei primi compagni di Ignazio di Loyola e consacrò la propria vita alla conversione delle Indie”. A questi aggiunge San Carlo Borromeo che si espose al servizio degli appestati. Fu “uno dei più grandi vescovi riformatori del ‘500. Francesco lo stimava profondamente non solo come modello cui si ispirava, ma come potente intercessore. Nel raccolto delle Suore della Visitazione leggiamo che la Fondatrice dell’Ordine guarì da una malattia che l’aveva ridotta all’agonia dopo aver ricevuto le reliquie del santo”. Infine viene citato San Paolino di Nola, vescovo del IV secolo che si offrì come schiavo per riscattare il figlio di una povera vedova. Commenta, Francesco, che questi personaggi “mai avrebbero potuto compiere gesti così arditi e generosi se, alla carità che avevano nei loro cuori, Dio non avesse aggiunto ispirazioni, richiami, lumi ed energie speciali, per il cui mezzo li animava e li incitava a quelle straordinarie imprese dell’eroismo spirituale”. No, Dio non fa preferenze, ma guarda nel profondo il cuore dell’uomo e conosce le potenzialità di tutti e a tutti vengono affidati dei talenti, a chi dieci, a chi cinque a chi uno soltanto; non è questione di quantità, ma di disponibilità a farli fruttare… A domani per la conclusione di questo capitolo.
Preghiamo
Signore, l’intercessione di tanti fratelli e sorelle che chiamiamo santi, ci aiuti ad essere fedeli alla Tua legge anche nelle cose piccole. Amen
Ed oggi ricordiamo che le opere piccole, fatte col cuore, risultano grandi agli occhi di Dio. Buona giornata,
PG&PGR