Di seguito pubblichiamo la lettera di Natale 2022 che il nostro Parroco Padre Gianni scrive a Gesù e la risposta del Figlio di Dio, lettere che ogni anno Padre Gianni legge a tutta la comunità riunita durante la notte di Natale. Una scambio epistolare tra il Parroco e Gesù che ormai è diventato un appuntamento fisso della nostra comunità parrocchiale.
Roma, Natale 2022
Ciao, carissimo Gesù,
quest’anno mi sono riproposto di essere un po’ più breve per non appesantire il tuo già pesante fardello nell’aver cura di tutti noi, tuoi fratelli, che qui, sulla terra continuiamo a chiudere gli occhi, a tapparci le orecchie e la bocca di fronte a tanti mali e contrasti che affliggono buona parte dell’umanità. I numerosi eventi di questi ultimi tempi mi hanno spinto a riflettere e meditare sulla pazienza. Mi sono lasciato guidare dalle due maggiori opere di San Francesco di Sales e dal libro di Giobbe: il primo per i continui richiami ad esercitarla, l’altro per quanta ne ha avuta nell’affrontare tante dolorose prove che, comunque, non gli hanno fatto perdere la fede. Mi sono guardato allo specchio chiedendomi: ma tu sei un uomo paziente? Beh, Signore,Tu già conosci la risposta: No, non lo sono o almeno non quanto dovrei esserlo e il fatto di essere in buona compagnia non mi giustifica. Vorrei averne molta di più e penso che noi tutti, affrontando i problemi quotidiani, in famiglia, in Parrocchia, nella Chiesa e nella nostre città, avremmo bisogno di imparare da Te, che ne hai avuta tanta: con quei “testoni” degli apostoli, con i tuoi avversari, con tutti coloro che pretendevano miracoli per credere e con quelli che vedevano in Te un liberatore politico e, impazientemente, attendevano un Tuo cenno per dare inizio alla rivoluzione contro i romani. Una sola volta l’hai persa, ma per ridare la giusta dignità ad un luogo di preghiera. Ed ora, che siedi alla destra del Padre, quanta pazienza continui ad avere nei confronti dell’umanità che, nonostante tanti buoni esempi che grazie a Te non mancano, persevera nell’andare allo sbando? Mi ero ripromesso di non ricadere nelle solite “lamentazioni”, quelle di tutti gli anni; ma in questa notte particolare nella quale si celebra la Tua venuta tra di noi, non posso fare a meno di pensare che questo evento meraviglioso ancora stenta a far breccia nell’indurito cuore umano e che l’amore che tu hai predicato e testimoniato fino a dare la vita, viene continuamente rinnegato e calpestato dagli uomini che, in tanti paesi del mondo, compreso il nostro, continuano ad uccidere. L’assurda e cruenta guerra che da dieci mesi si combatte in Ucraina e che ha già fatto tante, troppe vittime innocenti, non può farci dimenticare, come tante volte ha ripetuto Papa Francesco, che nel mondo ce ne sono altre sessanta, forse sconosciute ai più o, addirittura, dimenticate. Come non pensare a chi vede lesa la propria dignità e la propria libertà quando vengono negati, in nome di Dio, i più elementari diritti umani o a coloro che, dopo aver affrontato tanti pericoli per mare o per terra, si vedono rifiutati e respinti da tanti paesi che si dicono cristiani? E come far finta di nulla di fronte agli scandali che, a tutti i livelli, emergono dal fango dell’intrallazzo politico ed economico! I “grandi della terra” continuano ad incontrarsi, a discutere, ad accordarsi, almeno a parole, ad abbracciarsi, a stringersi la mano, a scambiarsi pacche sulle spalle…, ma poi gli interessi nazionali prevalgono e tutto “resta al palo”. Quanto assomigliamo, Gesù, a quei finti fiori che, in questi giorni, addobbano strade e negozi: belli fuori, ma morti dentro. E’ vero, c’è una grave crisi economica da affrontare a livello mondiale, nazionale, familiare, ma tutto questo non può diventare un alibi per farci dimenticare tutto il resto e sottrarci alle nostre responsabilità. Signore, ancora una volta, insegnaci Tu a cercarti nel volto di chi soffre, ad ascoltare la voce di chi non ha voce, a riconoscerti nel pianto di chi ha bisogno di essere consolato ed aiutato perché, come Giobbe, ha perso tutto. Infondi nei nostri cuori la pazienza, la fiducia, la speranza ed il coraggio di continuare a lottare contro lo spirito del male che, da sempre, mentendo, è nemico dell’umanità e soprattutto di coloro che confidano in Te. Scusami Signore se il mio proposito di essere breve è stato rispettato solo in parte. Come sempre, ti raccomando di benedire le nostre famiglie, le nostre comunità, le nostre città e di accogliere tutti coloro che abbiamo amato e che, in quest’anno che sta per concludersi, hai chiamato presso di Te nel Tuo regno di luce e di pace.
Buon compleanno Gesù
Tuo Gianni
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Paradiso, Natale 2022
Caro Gianni,
mi fa molto piacere che tu abbia fatto, anche se solo verso la fine della tua lettera, riferimento alla virtù della speranza. Temevo avessi dimenticato le parole del mio Vicario in terra, Francesco che, in uno dei suoi discorsi, afferma che “la speranza ha bisogno della pazienza che non è passivo ottimismo ma, al contrario, è combattiva con la tenacia di chi va verso una meta sicura”. Ed è proprio così! Speranza e pazienza non possono essere separate. Gli uomini, molto spesso, parlano di speranza, ma molto di rado di pazienza rischiando di trasformare la prima in illusione e l’altra in immobilismo. Provate a ripensare al profeta Isaia che rimprovera il re di Giudea Acaz. Non lo ricordate? Vi rinfresco la memoria: «Il Signore parlò ancora ad Acaz: “Chiedi un segno dal Signore tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure lassù in alto”. Ma Acaz rispose: “Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore”. Allora Isaia disse: “Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele». L’uomo moderno assomiglia tanto ad Acaz che ha paura di “disturbare” Dio e fa di testa propria trascinando il suo popolo ad essere sottomesso ad altri. Voi vorreste vedere subito realizzati i vostri desideri, le vostre frenesie, le vostre speranze senza esercitare la pazienza e quando questo non accade, vi ribellate. Nonostante siano passati più di trentadue secoli continuate a mormorare contro Dio come gli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù in Egitto. Quanta pazienza ha avuto il Padre mio con quel popolo di “dura cervice”! E quanta ne ha ancora con tutta l’umanità che, in quanto a “dura cervice”, ne ha in abbondanza! Anche io, come giustamente dici, ne ho avuta tanta con gli apostoli che solo dopo la Pentecoste hanno compreso pienamente le mie parole; quei “testoni”, come un po’ irrispettosamente li hai chiamati tu, si sono lasciati trasformare dallo Spirito Santo divenendo le colonne della Chiesa nascente e accettando le sofferenze e il martirio. Non dimenticate che pazienza deriva da patire e, come dice l’amico Agostino, quando è retta porta sempre al bene. Gli fa eco un altro amico che conoscete bene, Francesco di Sales, dicendo che “un’oncia di pazienza acquisita durante una stagione di prove vale più di dieci libbre guadagnate in qualsiasi altra stagione”. Essere pazienti, però, non significa essere passivi, rassegnati o pigri di fronte al male perché diventerebbe complicità. Non si può essere ciechi, sordi e muti di fronte a ciò che ogni giorno viene perpetrato a danno di tanti innocenti. La guerra, vicina o lontana che sia, lo sfruttamento di ogni genere, gli scandali in ogni ambiente sono sempre un male che l’uomo compie contro se stesso e contro Dio. E Lui cosa fa? Perde la pazienza? No, cari miei e non perde neanche la speranza che un giorno l’uomo, come il figlio minore della parabola del Padre misericordioso, possa ravvedersi. E tu PG (mi fa sempre sorridere questo abbreviativo che da tanti anni ti porti dietro) al quale ho affidato questa piccola porzione del mio gregge, aprendo gli occhi al mattino, chiedi al Padre il dono della pazienza, del saper ascoltare, dell’essere sempre disponibile e, anche di fronte agli ostacoli, non perdere la speranza. Lo so, è la virtù più umile e rischiosa, ma è capace di infiammare la fede e rendere operosa la carità. E ricordati di dirlo anche agli altri.
A tutti coloro che ascolteranno queste parole, alla tua gente, a tutte le famiglie, specialmente a quelle che affrontano maggiori difficoltà, giunga la mia benedizione accompagnata dal sorriso amorevole di Maria, mia madre, di Giuseppe, uomo giusto, silenzioso, paziente, e di coloro che ho già accolto in Paradiso; vivete un Natale che sia veramente santo, con tanta speranza, tanta pazienza e tanta semplicità; un Natale come io desidero.
Tuo Gesù.