Carissimi,
forse non tutti sanno che tanto la tradizione giudaica quanto, anche se in modo meno esplicito, quella cristiana ammettono l’esistenza di una “gerarchia” anche tra gli spiriti celesti, quelli che noi, comunemente, chiamiamo angeli. L’0rdine di tale gerarchia è dato, soprattutto, dal “servizio” che questi sono incaricati di svolgere. Secondo il libro di Enoch, un testo apocrifo del I secolo a.C. appartenente alla tradizione ebraica, la prima gerarchia è “capeggiata” dai Serafini mentre gli Arcangeli e gli Angeli appartengono alla terza e di questi la Sacra Scrittura ce ne rivela anche i nomi: Michele, Gabriele e Raffaele. Scusate questa nota, ma era necessaria per capire ciò che Francesco di Sales, citando la “Somma Teologica”, vuole dirci. Citiamo l’abbondante testo: “Se è vero, come prova molto bene San Tommaso, che la grazia fu diversificata negli angeli, in proporzione e secondo la varietà dei loro doni naturali, i serafini avranno avuto una grazia immensamente più eccellente dei semplici angeli dell’ultimo ordine. Come sarà dunque avvenuto che alcuni serafini, anzi il primo di tutti, secondo l’opinione più comune e più probabile degli antichi, siano caduti, mentre una grande moltitudine di altri angeli, inferiori in natura ed in grazia, hanno perseverato eccellentemente e coraggiosamente? Come si spiega che Lucifero, elevato per natura e sopraelevato per grazia, è caduto, mentre numerosi angeli, meno favoriti, stettero saldi nella loro fedeltà? Quelli che perseverarono debbono certamente tutta la lode a Dio, il quale per la sua misericordia li creò e li mantenne buoni, ma Lucifero e i suoi seguaci a chi possono attribuire la loro caduta se non, come afferma sant’Agostino, alla propria volontà, che liberamente abbandonò la grazia divina, la quale con tanta dolcezza li aveva prevenuti?” Il Creatore ha concesso il libero arbitrio agli spiriti celesti così come lo concede ad ogni uomo e donna di questo mondo e a tutti lascia la libertà di accogliere la Sua Parola, proprio come agli abitanti di alcuni villaggi della Galilea che l’hanno rifiutata o gli abitanti di Ninive che, diversamente, hanno accolto l’invito alla conversione. Dio, continua il de Sales, non ha privato nessuno, né angeli, né uomini “dell’azione del suo amore, ma sei tu (noi) che hai tolto al Suo amore la tua collaborazione. Non è certo una novità dire che il Creatore chiede la collaborazione delle creature: l’ha chiesta alla giovane Maria di Nazaret, al suo sposo Giuseppe, agli Apostoli ed essi, anche se in modi e tempi diversi, hanno risposto “sì”; ma l’ha chiesta anche ai Farisei e ai Dottori della Legge (tanto per limitarci al N.T.) che l’hanno rifiutata. A tutti noi Dio offre la possibilità di amarlo e a tutti offre i suoi doni. Ma anche oggi c’è chi oppone un rifiuto. Ed ecco cosa dice il Salesio al termine di questo capitolo: “O Dio, infinita bontà, tu non lasci se non coloro che ti abbandonano, e non ci neghi i tuoi doni, se non quando ti togliamo i nostri cuori. Noi rubiamo a Dio quello che è suo se ci attribuiamo la gloria della nostra salvezza, ma disonoriamo la sua misericordia se diciamo che essa ci è venuta meno. Offendiamo la sua liberalità se non confessiamo i suoi benefici, ma bestemmiamo la sua bontà se neghiamo che essa ci ha assistiti e soccorsi. Insomma, Dio ripete chiaramente e ad alta voce al nostro orecchio: La tua rovina viene da te, o Israele, e in me soltanto si trova il mio aiuto”. E quando il “nuovo Israele”, cioè noi, ci convinceremo di tutto questo?
Preghiamo
Salga a te, o Padre, la preghiera del tuo popolo, perché nell’attesa fervida e operosa si prepari a celebrare con vera fede il grande mistero dell’incarnazione del tuo unico Figlio. Amen
Ringraziamo il Signore che anche oggi, senza stancarsi, ci offre la possibilità di una vera conversione. Cosa aspettiamo? Buona giornata,
PG&PGR