22 Dicembre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

probabilmente anche a voi sarà capitato di provare sensazioni di benessere o malessere interiore senza riuscire a trovarne la motivazione. Francesco di Sales prova a darne una sua interpretazione: “Avviene talora che, senza alcun motivo apparente, sentiamo in noi una certa gioia improvvisa, spesso presagio di una gioia maggiore; alcuni credono perciò che i nostri buoni angeli custodi, prevedendo i beni che ci stanno per venire, ce ne diano un certo presentimento, come al contrario ci fanno provare timori e spaventi per pericoli sconosciuti, al fine di renderci vigilanti e farci invocare Dio.

Quando poi ci giunge il bene presentito, il nostro cuore lo riceve a braccia aperte, e, ricordando la gioia provata senza saperne la causa, riconoscerà essere stata quella un presagio della felicità ora sopraggiunta”. Qualcuno potrebbe obiettare ricorrendo alla parapsicologia chiamandole “premonizioni”. Certamente non vogliamo addentrarci in questo discorso che, oltretutto, non sembra avere una solida base scientifica e preferiamo accogliere in pieno ciò che suggerisce il Nostro: “Così avviene, mio caro Teofilo, che il nostro cuore, dopo aver provato a lungo inclinazione al sommo bene, senza sapere a che cosa mirava tale tendenza, appena la fede glielo indica, comprende immediatamente che è proprio quello il bene verso cui tendeva la sua anima, che il suo spirito cercava a cui tendeva la sua inclinazione”. Il nostro Autore desidera rendere un po’ più accessibile questo concetto e fa ricorso al brano degli Atti degli Apostoli (17,22-34): “Noi assomigliamo a quei buoni Ateniesi i quali sacrificavano al vero Dio senza tuttavia conoscerlo, finché il grande san Paolo non glielo fece conoscere. Il nostro cuore, infatti, per un profondo e segreto istinto aspira e tende alla felicità in tutte le sue azioni; la va cercando, quasi a tentoni, qua e là, senza però sapere ove risieda, né in che cosa consista, fino a che la fede gliela indichi e gliene descriva le infinite meraviglie. Allora, trovato il tesoro tanto desiderato, quale soddisfazione prova questo povero cuore umano, quale gioia e quale amorosa compiacenza!” Sappiamo che la gran parte non accolse il messaggio di Paolo, ma alcuni cedettero alle sue parole divenendo credenti. Anche nel Vangelo di Giovanni  potremmo riscontrare lo stesso stato d’animo nei due discepoli del Battista che, su suo incoraggiamento, seguono quell’uomo additato come “l’Agnello di Dio”, e restano con lui tutto il giorno. La fede fa loro capire che Egli è “il vero bene verso cui tendeva la loro anima”(1,35-39) e lo annunciano agli altri «Abbiamo trovato il Messia»(v.41). Afferma, dunque, il Salesio “il nostro spirito tende al sommo bene” ma, per una maggiore comprensione del lettore si pone una domanda:“Ma chi è questo sommo bene?” Come possiamo riconoscere il vero bene che ispira? Francesco dà la sua risposta parafrasando, ancora una volta, il Cantico dei Cantici (3,4) e sottolineando che, con le sole nostre forze, non riusciamo ad avere una sufficiente percezione della “bontà che bisogna amare per trovare il vero amore”. La nostra capacità è limitata, ma se lasciamo fare al Signore, se accogliamo, con speranza fiduciosa le sue ispirazioni, sarà Lui stesso a fare il “grosso” del lavoro.

Preghiamo con le parole dell’ottavo giorno della Novena di Natale

O Dio, che nella venuta del tuo Figlio hai risollevato l’uomo dal dominio del peccato e della morte, concedi a noi, che professiamo la fede nella sua incarnazione, di partecipare alla sua vita immortale. Amen

Carissimi ci fermiamo per qualche giorno augurandovi di vivere in pienezza i prossimi giorni di festa. Il Signore vuole rinascere nel cuore di ognuno di noi…Facciamogli spazio. Ci ritroveremo martedì 27. A tutti, vicini e lontani, il nostro più caro augurio per un felice Natale.

PG&PGR