Carissimi,
probabilmente a molti di noi è capitato, una “bella” mattina, di trovare l’auto con la batteria scarica. Cosa fare? Abbiamo tre possibilità: cercare di farla partire a spinta, ma non sempre è possibile; fare il “ponte” con la batteria dell’auto di qualche amico, ma non tutti hanno i cavi adatti per questa operazione; chiamare il meccanico più vicino e con l’ausilio del “muletto” darle la “scossa” necessaria per metterla in moto. Dio (che ci perdonerà questo esempio forse troppo materiale), in un certo qual modo, nei nostri confronti, agisce allo stesso modo. Ascoltiamo cosa dice il de Sales: “Ora questo primo slancio, o scossa, che Dio comunica ai nostri cuori, spingendoli verso il loro bene, si opera bensì in noi, ma non per mezzo nostro, poiché si produce all’improvviso, senza che noi abbiamo potuto renderci conto; infatti noi non siamo capaci di pensare qualcosa di noi, come venisse proprio da noi — in ciò che riguarda la nostra salute — ma la nostra capacità viene da Dio, che non solo ci amò prima che esistessimo, ma ancora affinché esistessimo, e fossimo santi. In conseguenza di questo egli ci previene con le benedizioni della sua dolcezza paterna, commovendo i nostri cuori per indurli al pentimento ed alla conversione”. Dunque Dio, non solo ci ha dato l’esistenza, ma desidera che questa sia santa. San Paolo ne dà la conferma quando, scrivendo agli Efesini (1,4-5), dice: «Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo». Perciò, come dice il de Sales, “ci previene con le benedizioni della sua dolcezza paterna”. E questo soprattutto quando rischiamo di allontanarci da Lui. In tale contesto il TAD ci invita anche a ripensare a San Pietro e al suo rinnegamento: “come un piccolo apodo caduto a terra, non si sarebbe mai rialzato se il gallo, quale strumento della divina provvidenza, non avesse colpito le sue orecchie con il canto, proprio mentre il dolce Redentore, gettando uno sguardo salutare, come un freccia d’amore, trafiggeva quel cuore di pietra che poi versò tante lacrime”. La figura dello stesso apostolo, continua l’Autore, che dopo il suo arresto (Cfr. At 12,6-7) dorme nella sua cella, può rappresentare l’uomo schiavo del peccato; anche qui l’aiuto viene da un angelo inviato da Dio che “battendo sul cuore del povero peccatore, lo scuote”, indicandogli la via della libertà. Il desiderio di Dio è che l’anima sia sempre ben sveglia per riconoscere i suoi interventi: “Egli ci chiama, ci sveglia, con la sua santissima ispirazione”. Il capitolo termina dicendo che “in questo primo impulso della grazia celeste noi sentiamo solo lo scossone che, al dire di san Bernardo: «Dio produce in noi, ma senza di noi».
Preghiamo
Ridesta la tua potenza e vieni, Signore: nei pericoli che ci minacciano a causa dei nostri peccati la tua protezione ci liberi, il tuo soccorso ci salvi. Amen
E’ verissimo che Dio opera in noi, ma senza di noi. Però, oggi, potremmo, con tanta umiltà, dargli una mano. Buona giornata,
PG&PGR