Carissimi,
eccoci di nuovo insieme per affrontare il capitolo XVI nel quale il Salesio vuole spiegarci “come ci sia in noi l’inclinazione naturale ad amare Dio sopra tutte le cose”. Per giustificare questa affermazione dice: “Se esistessero uomini con l’integrità e la dirittura morale nella quale si trovava Adamo al momento della creazione, anche se non avessero altra assistenza da parte di Dio che quella che Egli concede ad ogni creatura perché possa compiere le azioni che le sono proprie, non soltanto avrebbero la tendenza ad amare Dio sopra ogni cosa ma, per legge naturale, potrebbero anche mettere in atto tale giusta inclinazione”. Infatti, osservando la natura, continua il Nostro, possiamo ben renderci conto di quanto il Creatore intervenga in essa aiutandola a fare il suo corso. La stessa cosa avviene per l’uomo in modo soprannaturale in quanto la sua natura è “ornata, arricchita ed abbellita della grazia originale, che è una qualità soprannaturale proveniente da uno speciale favore di Dio”. Evidentemente, per quanto riguarda la natura e il mondo che ci circonda, Francesco fa riferimento ai suoi tempi; per quanto lungimirante non poteva certo immaginare quanto l’uomo sarebbe stato capace di deturpare il proprio pianeta. Ma la misericordia di Dio non ha limiti e scruta il cuore di ogni uomo e di ogni donna del terzo millennio. Aggiunge il nostro santo: “Ora, benché lo stato della nostra natura umana non sia dotato della santità e della dirittura originale che aveva il primo uomo al momento della creazione, anzi, al contrario, siamo fortemente corrotti dal peccato, tuttavia la santa inclinazione ad amare Dio sopra tutte le cose ci rimane, come pure la luce naturale mediante la quale sappiamo che la sua somma bontà è amabile più di tutte le cose, non è possibile che un uomo che pensa intensamente a Dio, anche soltanto per riflessione naturale, non provi uno slancio d’amore, per segreta inclinazione della nostra natura, presente in fondo al cuore; per cui alla prima conoscenza di questo sommo oggetto la volontà si muove e si sente spinta a compiacersi in esso”. Francesco di Sales è un inguaribile ottimista e per permetterci di entrare meglio in quest’ottica ci propone una osservazione tratta dalle “Etimologie” di Sant’Isidoro di Siviglia (VI-VII sec.) il quale spiega che alcune pernici, spesso, si appropriano delle uova di altre per covarle ma, ed è qui il fatto strano, il piccolo maschio, anche se covato e poi nutrito dalla pernice “ladra”, al richiamo della vera madre, corre da lei e la segue “perché si sente attratta dalla sua prima origine”. Ed ecco la conclusione che ne trae il Nostro: “La stessa cosa, Teotimo, avviene per il nostro cuore; infatti, benché venga covato, nutrito e allevato in mezzo alle cose materiali, basse e transitorie e, per così dire, sotto le ali della natura, al primo sguardo che getta versa Dio, alla prima conoscenza che ne riceve, la naturale e primaria inclinazione ad amare Dio, che era come assopita ed inavvertibile, si risveglia di colpo, compare all’improvviso come una scintilla da sotto la cenere che, toccando la nostra volontà, le dà un impulso di quell’amore supremo dovuto al sommo e primo principio di ogni cosa”. Questo, tuttavia, è possibile solo quando il nostro cuore e la nostra volontà si lasciano trasportare dall’amore di Dio.
Preghiamo
O Dio, Tu ci hai “impastati” col Tuo amore; fa’ che non veniamo mai soffocati da ciò che è materiale e transitorio riscoprendo ogni giorno la Tua tenerezza di Padre. Amen
Ed oggi proviamo a pensare fortemente alla nostra vera origine. Buona giornata,
PG&PGR