Carissimi,
nel settimo capitolo il de Sales ci vuole invitare a riflettere su “quanto sia ammirabile la provvidenza divina per la diversità delle grazie distribuite agli uomini”. Ci fa notare che, anche se senza dubbio il concepimento immacolato della Vergine Maria è stato unico, “ce ne sono stati anche alcuni speciali per altri”, come abbiamo visto ieri e, oltre a quelli menzionati, ne potremmo aggiungere altri, forse meno conosciuti, ma non per questo meno significativi. Infatti il Nostro ci invita anche a considerare che “inoltre, la somma bontà ha sparso grande abbondanza di grazie e di benedizioni su tutto il genere umano e su tutta la natura angelica: abbondanza che irrorò tutti come una pioggia che scende sopra i buoni e sopra i cattivi tutti sono stati illuminati come da luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; tutti hanno ricevuto la loro parte, come avviene di un seme che cade non solo sul buon terreno, ma anche in mezzo alla strada, tra le spine e sulle pietre, perché nessuno abbia scusanti davanti al Redentore, se non si serve di questa abbondantissima redenzione per la propria salvezza”. Eccoci di nuovo di fronte alle nostre responsabilità, alle scelte che facciamo durante la nostra esistenza terrena e ci domandiamo: ci impegniamo ad essere, con l’aiuto di Dio, il “buon terreno” capace di portare frutti? Continua Francesco: “Benché questa abbondanza di grazie sia riversata su tutto il genere umano –e in questo tutti siamo uguali – la varietà di questi doni è così grande che non è possibile dire che cosa si debba maggiormente ammirare: la grandezza di tutte le grazie in una così grande varietà oppure la varietà di tante grandezze”. Per comprendere meglio questo concetto può esserci di aiuto la parabola dei talenti che troviamo in Matteo 25,15 ss. Continua l’Autore: “Chi non vede che tra i cristiani i mezzi di salvezza sono maggiori e più efficaci che tra i non cristiani, e che fra gli stessi cristiani vi sono popoli e città dove i pastori sono più abili ed ottengono maggior frutto che altrove? Ora il negare che tali mezzi esterni siano favori della divina provvidenza, o il mettere in dubbio che possano contribuire alla salvezza ed alla perfezione delle anime, sarebbe ingratitudine verso la bontà celeste, smentire quella sicura esperienza che ci fa vedere come, d’ordinario, dove più abbondano questi mezzi esteriori, quelli interiori sono più efficaci e migliori i risultati”. Il nostro essere cristiani, e chi può negarlo, è un grande dono della divina provvidenza che vuole servirsi anche di noi per portare a tutti il messaggio dell’amore di Dio per ogni uomo. Ma ognuno, rispondendo a questa vocazione, lo farà secondo i suoi doni naturali e secondo la propria personalità; per questo i doni che Dio mette nelle mani degli uomini sono diversificati in “infinite maniere, e da tale varietà deriva un meraviglioso splendore della sua redenzione e misericordia”. Concludiamo questa prima parte del capitolo sottolineando questa grande verità: “Sulla terra ognuno riceve una grazia così personale, che tutte sono diverse”, pur avendo un Unico principio e un Unico fine. Quale sarà la nostra grazia personale? Sta noi scoprirla e viverla in pienezza.
Preghiamo
Padre buono, a tutti i tuoi figli fai dei doni particolari e lasci ad ognuno la possibilità di riconoscerli e la libertà di accoglierli. Guida Tu la nostra mente e il nostro cuore. Amen
Ed oggi possiamo chiederci: come vivo i doni che Dio mi ha fatto? Buona giornata,
PG&PGR