Carissimi,
accanto alla “provvidenza naturale”, dice il Salesio, (siamo sempre al quarto capitolo), c’è anche quella “soprannaturale” che Dio esercita nei confronti delle creature ragionevoli, cioè gli uomini e con essi, gli Angeli. Il testo dice che “fin dall’eternità, Dio ha saputo che poteva creare una quantità senza numero di esseri, con diverse perfezioni e qualità, ai quali avrebbe potuto comunicare se stesso”. Il santo dottore vuole praticamente dire che Dio ha “sentito il bisogno” di unirsi ad una natura creata (l’uomo) affinché questa “fosse assunta ed inserita nella Divinità per costruire con essa una sola persona”. Infatti nel Libro della Genesi leggiamo: «E Dio disse: Facciamo l’uomo a nostra immagine a nostra somiglianza» (1,26). Dio non vuole avere solo delle creature che lo adorino, ma desidera “comunicare” in modo diretto e personale con loro. Quello che il de Sales afferma di seguito abbraccia tutta la Storia della Salvezza, dalla creazione ai giorni nostri …e oltre: “Come fin dall’eternità c’è una comunicazione di essenza in Dio per mezzo della quale il Padre comunica al Figlio, nel generarlo, tutta la sua infinita ed indivisibile divinità, e il Padre e il Figlio insieme comunicano la loro propria unica divinità allo Spirito Santo, che procede dall’Uno e dall’Altro, così questa somma bontà venne comunicata anche fuori di sé ad una creatura, e in modo tanto perfetto, che la natura creata e la divinità, conservando ciascuna le proprie caratteristiche, fossero tuttavia talmente unite da formare una sola persona”. E tra tutte le creature, per realizzare questo disegno, Dio ha scelto l’uomo. Gesù Cristo, infatti, non ha redento il mondo “mascherato” da uomo, ma assumendo, accanto a quella divina, la nostra natura umana, condividendo tutto con l’uomo, eccetto il peccato. In questo modo, continua il Nostro: “La somma provvidenza dispose di non limitare la sua bontà alla sola persona di quell’amatissimo Figlio, ma di espanderla, per mezzo di Lui, a molte altre creature”. Ci piace moltissimo l’espressione di Francesco quando dice che Dio “scelse la creazione degli uomini e degli angeli per tenere compagnia al proprio Figlio”. In questo modo noi siamo diventati figli nel Figlio e con lui, coeredi del regno (Cfr. Rom 8,17). Ma come si realizza questo essere “compagni” del Figlio di Dio, questo essere coeredi se non nell’ascoltare la sua Parola, nel metterla in pratica riconoscendolo nel volto dei fratelli, nel fare, come lui, della nostra vita un dono?
La Chiesa oggi celebra la memoria della Dedicazione delle Basiliche papali di San Pietro e di San Paolo e noi preghiamo con le parole della Liturgia
Signore Dio nostro, che nella predicazione dei santi apostoli Pietro e Paolo hai dato alla Chiesa le primizie della fede cristiana, per loro intercessione vieni in nostro aiuto e guidaci nel cammino della salvezza eterna. Amen
Ed oggi meditiamo un po’ su cosa vuol dire per noi farsi “compagni” del Cristo. Buona giornata,
PG&PGR