12 Novembre 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

riprendiamo da dove abbiamo lasciato ieri. Continuando nel suo discorso sulla perfezione divina, il Salesio afferma che “dare un nome perfetto a quella suprema eccellenza, che nella sua singolare unità comprende, anzi sorpassa tutte le eccellenze, non è in potere della creatura, né umana né angelica; infatti come è scritto nell’Apocalisse, Nostro Signore ha un nome che nessuno conosce tranne egli stesso, perché egli solo conosce la propria infinita perfezione e quindi egli solo può esprimerla con un nome adeguato.”

I teologi di tutti i tempi, tanto quelli cattolici quanto quelli delle altre confessioni cristiane, hanno “indagato” il mistero di Dio senza però arrivare alla conoscenza completa della grandezza infinita della perfezione divina. Molto bella questa affermazione degli “antichi”: “Nessuno è vero teologo se non Dio” e di conseguenza nessuno può descriverla. A sostegno di questo cita un passo del Libro dei Giudici (13,17-18) dove Dio “rispondendo per mezzo dell’angelo al padre di Sansone che gli aveva domandato il suo nome, gli disse: Perché tu domandi il mio nome che è ammirabile? (nel testo odierno è usato il termine “misterioso” n.d.r.) Come se avesse voluto dire: il mio nome può essere ammirato, ma non pronunziato dalle creature; deve essere adorato, ma non può essere compreso che da me stesso, che sono il solo a poter pronunciare il mio nome con il quale realmente e autenticamente esprimo la mia eccellenza”. In effetti se rileggiamo quei passi dell’A.T. dove Dio si manifesta ai Patriarchi e ai Profeti, ci rendiamo conto che Egli non svela mai apertamente il Suo nome e anche a Mosè si rivela con una enigmatica espressione “Io sono colui che sono”(Es 3,14). Qualcuno ha detto che il nome è simbolo dell’essenza di una persona, ma “il nostro spirito è troppo debole per formare un pensiero atto a rappresentare una perfezione così immensa, che comprende nella sua semplicissima e assolutamente unica perfezione, distintamente e perfettamente, tutte le altre perfezioni in modo infinitamente sublime ed eccelso, che il nostro spirito non riesce a concepire”. Dunque, per parlare di Dio, siamo costretti a ricorrere ad aggettivi quali “buono, saggio, onnipotente, vero, giusto, santo, infinito, immortale, invisibile” ecc. e il Salesio dice che “è fuor di dubbio che Dio è tutto ciò insieme, perché è più di tutto ciò, ossia lo è in modo così puro, così eccellente, così alto, che in una sola semplicissima perfezione sono racchiuse la virtù, la forza e l’eccellenza di ogni perfezione”. Ci offre due esempi: il primo è biblico e si riferisce alla manna che, secondo l’insegnamento di alcuni, aveva sapori diversi per ogni ebreo ma che effettivamente “non aveva tutti quei sapori, ma uno solo che le era proprio che, tuttavia nella sua unità, conteneva tutto ciò che poteva essere gradevole e desiderabile in tutta la varietà degli altri sapori”; in seconda battuta chiama in causa il suo “vecchio amico” Plinio che, nella sua “Storia naturale”, parla di un’erba che ha moltissimi sapori e che è in grado di guarire tutte le malattie avendo in sé le virtù di tutte le altre erbe officinali” Il capitolo termina con una esclamazione alla quale vogliamo partecipare anche noi trasformandola in preghiera:

“O abisso delle perfezioni divine, come sei degno di ammirazione perché possiedi in una sola perfezione l’eccellenza di tutte le perfezioni, in un modo così eccelso che nessuno è in grado di comprendere, se non Tu solo.” Amen

Ed oggi, ripensando a ciò che dice San Giovanni “Dio è più grande del nostro cuore” diamo maggiore lode al Signore. Buona giornata e buona domenica,

PG&PGR