Di seguito riportiamo articolo apparso sul numero di settembre/ottobre 2022 della rivista “Informazione Vicenziana” (di Giovanni Burdese CM) che presenta il Libro di Luigi Nuovo dedicato al nostro Santo
Ricorre quest’anno il quarto centenario della morte di san Francesco di Sales. Di lui si è occupato padre Luigi Nuovo CM con una recente e agile biografia, per i tipi del CLV (Centro Liturgico Vincenziano). La figura del santo vescovo ginevrino emerge in un contesto storico estremamente ricco e vivace qual’è quello di fine ‘500, inizio ‘600, cui vale la pena accennarvi, quanto meno per coglierne la specificità.
Francesco visse in un arco di tempo che fu crocevia di tutte le tematiche – religiose e non solo – che hanno caratterizzato la cosiddetta modernità. Infatti giansenismo,
calvinismo, razionalismo, umanesimo cristiano, quietismo, problemi inerenti alla grazia, assolutismo e rivendicazioni democratiche sono tra i più acuti problemi emersi in quel periodo e alla radice dei tempi moderni. In campo europeo, è il tempo di grandi personalità in ambito scientifico (come Galileo e Keplero); in ambito filosofico (come Cartesio e Bacone); in ambito letterario (come Corneille, Shakespeare e Cervantes).
Sul versante più propriamente ecclesiale, santi insigni e personalità di spicco vivacizzano la prima metà del ‘600, in piena restaurazione cattolica e post-tridentina. Savoiardo (e dunque
non francese), Francesco (che studiò a Parigi e a Padova) non fu estraneo alle tre grandi correnti spirituali presenti nella Francia dell’epoca: la corrente renano-fiamminga, la “devotio moderna” e la cosiddetta “école française” di spiritualità. Nell’alveo della “devotio moderna” si situano le figure di Francesco di Sales, di Vincenzo de’ Paoli, di Luisa deMarillac, quantunque quest’ultima
sia stata attratta dalla corrente renano-fiamminga prima di incontrare san Francesco e san Vincenzo. L’école française, terzo movimento spirituale del secolo, facente capo al cardinal de Bérulle, è dai più sostenuto e da taluni contestato nel nome se non nella sostanza: esso si ricondurrebbe ad una semplice rivalorizzazione del sacerdozio ministeriale. Scrive uno studioso del ‘600: “École française è un’espressione non precisa. Non esiste nessuna école française propriamente parlando. Gli autori e maestri spirituali della Francia della prima metà dei ‘600 non hanno nessun elemento organico in comune. Le ispirazioni, gli obiettivi, gli intendimenti sono differenti. Eppure c’è un elemento che li accomuna ed è il riferimento al sacerdozio. Bérulle come Olier, Condren come Bourdoise, san Francesco di Sales come san Vincenzo de Paul o san Giovanni Eudes hanno lottato, hanno vissuto proprio per ridare splendore allo stato sacerdotale, il primo ordine del regno, caduto cosi in basso”.
Come si configura san Francesco di Sales in questo vivace contesto spirituale? Qui si colloca il lavoro dell’autore, che ripercorrendo le tappe della sua vita umana, culturale e spirituale, ne fa emergere di volta in volta l’uomo intelligente ed acculturato, passato alla storia come il santo della dolcezza; come il pastore zelante ed infaticabile, capace di far ricredere folle di calvinisti (quelle
dello Chablais) perché tornassero alla fede cattolica; come il vescovo (di Ginevra-Annecy) che ha a cuore la riforma del clero e visita più volte la diocesi a lui affidata; come il predicatore instancabile (memorabili i suoi quaresimali e le quarantore) capace di parlare al popolo semplice o alla corte del re di Francia con eguale convincimento; come il fine direttore di anime (fra tutti la Francesca Fremiot de Chantal e Vincenzo de Paoli); come abile diplomatico a Roma come a Parigi; infine come fondatore dell’ordine della Visitazione, coadiuvato dalla Chantal.
Un’attenzione particolare viene dedicata alle due opere principali che ancor oggi sono additate come i capolavori di Francesco e la cui attualità non conosce il logorio della storia: Introduzione
alla vita devota o Filotea (1609) e Teotimo (1616) o Trattato dell’amore di Dio, considerato, quest’ultimo, come l’opera più importante del santo savoiardo. In essi si sostiene la possibilità
della santità per ogni stato di vita. L’ultima parte del lavoro del Nuovo è riservata al ritratto spirituale: ove emerge la vera e – almeno per il tempo – nuova concezione della devozione: la perfezione è per tutti. È meritevole – per i vincenziani – quest’ultima annotazione: dopo che Vincenzo conobbe Francesco a Parigi nel 1618, ebbe a dire: “Mi onorò della sua amicizia”. In effetti Francesco ebbe un notevole influsso su di lui, fino al 1622, anno della morte del vescovo ginevrino, modello perfetto del perfetto gentiluomo, gioviale ed affabile, che gli affidò la direzione delle Visitandine: cosa che Vincenzo fece fino alla morte.
Molto dell’insegnamento di Vincenzo sul distacco e sull’indifferenza risente della dottrina di Francesco di Sales. Vincenzo modificherà l’insegnamento di Francesco circa la pratica della presenza di Dio, sviluppandola nella pratica della volontà di Dio in ogni cosa. Del Teotimo scrisse: “Mi sono adoperato perché questo libro si legga nella nostra comunità come rimedio universale per i tiepidi, specchio per i neghittosi, incentivo all’amore e scala per quelli che tendono alla perfezione”. Storico e insegnante di storia, padre Nuovo ha la non comune virtù di lasciarsi leggere senza tediare (Luigi Nuovo, Francesco di Sales, Il fascino della santità, CLV – Centro Liturgico Vincenziano – 2022, pp. 205, € 10,00. Il libro può essere acquistato presso lo stesso CLV: clv@cmroma.it – 06/3216.114).