Carissimi,
in questa seconda frazione del decimo capitolo Francesco continua il suo discorso illustrando le ragioni di ciò che abbiamo detto ieri: “Quando la nostra anima si applica a più azioni, o della stessa specie o di specie diversa, le compie con minor perfezione e con meno impegno, poiché, essendo essa limitata, è anche limitata la sua virtù operativa, di modo che, distribuendo la sua attività in diverse azioni, si ha come conseguenza che ciascuna di esse ne ha di meno”. Sembra un concetto complicato, ma in realtà è molto semplice e potete verificarlo voi stessi con un piccolo “esperimento” domestico: aprite un rubinetto dell’acqua e la vedrete uscire con una certa pressione; poi aprite tutti gli altri rubinetti e vi accorgerete che la pressione diminuirà, a meno che non si sia dotati di un dispositivo particolare. Ed ora, in fretta, chiudete i rubinetti…l’acqua è preziosa! La nostra anima, limitata, si comporta più o meno allo stesso modo. Continua: “Per questo gli uomini impegnati in molte cose lo sono in misura minore in ognuna di esse”. Certamente i tanti “tuttologi” o sedicenti tali che affollano le trasmissioni delle varie TV, non saranno d’accordo su questo; rimane il fatto che bisogna saper riconoscere i nostri limiti…è anche una questione di umiltà. Aggiunge in de Sales: “È raro che chi sa molto sappia bene ciò che sa, poiché la capacità e la forza dell’intelletto, divisa nella conoscenza di più cose, è meno forte e meno vigorosa di quando è unita nella conoscenza di un solo oggetto”. Ma tutto questo, ci si potrebbe chiedere, come coinvolge l’anima e l’amore? Risponde il Nostro: “Quando dunque l’anima impiega la sua capacità affettiva in diverse specie di azioni amorose, , per forza di cose, la sua azione così frazionata, sarà meno vigorosa e meno perfetta”. Poi, proseguendo nella sua tesi, dice “che ci sono tre generi di azioni amorose: spirituale, razionale e sensibile e quando l’amore riversa la sua forza in tutte e tre queste operazioni, senza dubbio è più esteso, ma meno intenso; e quando si riversa su un solo genere di operazioni è più intenso anche se meno esteso”. Francesco, proprio come abbiamo fatto noi con l’esempio dell’acqua, ce ne offre un altro un po’ più “focoso”: “Non vediamo forse che il fuoco, simbolo dell’amore, forzato ad uscire per l’unica bocca del cannone, fa uno scoppio fragoroso, mentre sarebbe molto minore se potesse uscire da due o tre parti? Poiché, dunque, l’amore è un atto della nostra volontà, chi vuole averlo non solo nobile e generoso, ma forte, vigoroso ed attivo, deve trattenere la sua potenza e la sua forza entro i limiti delle operazioni spirituali: chi infatti volesse applicarlo alle operazioni della parte sensibile o sensitiva dell’anima, indebolirebbe altrettanto le operazioni intellettuali, in cui, come ho detto, consiste essenzialmente l’amore”. Proviamo a farci questa domanda: il mio amore per Dio (e il prossimo) è nobile, generoso, forte, vigoroso, dinamico? La risposta…Beh. Ognuno conosce se stesso.
Preghiamo con le parole della liturgia che oggi celebra la memoria del santo Papa Giovanni XXIII
Dio onnipotente ed eterno, che in san Giovanni XXIII, papa, hai fatto risplendere in tutto il mondo l’immagine viva di Cristo, buon pastore, concedi a noi, per sua intercessione, di effondere con gioia la pienezza della carità cristiana. Amen
Ed oggi…un po’ più di rumore? Buona giornata,
PG&PGR