Carissimi,
scrive il Nostro all’inizio del secondo capitolo del primo libro: “Il padre di famiglia dirige la moglie, i figli ed i domestici per mezzo dei suoi ordini e dei suoi comandi, a cui essi sono tenuti ad ubbidire, pur essendo liberi di non farlo; gli schiavi e i servi si governano con la forza, alla quale essi non hanno alcun potere di resistere; i cavalli invece, i buoi ed i muli si maneggiano con la destrezza, legandoli, imbrigliandoli, speronandoli, chiudendoli, lasciandoli liberi”. Non vi spaventate! L’abbiamo detto più volte rileggendo la Filotea: Francesco di Sales, nonostante la sua lungimiranza, rimane figlio del suo tempo e pertanto per comprendere i suoi esempi, bisogna fare uno sforzo per calarsi nella mentalità di quei tempi. Ma cosa vuole dunque dirci? Semplicemente che la volontà è capace di governare il nostro animo, a meno che non vi sia qualche serio impedimento. Ma anche la volontà deve “fare i conti” con l’intelletto, la ragione, nostra o di qualcun altro. Giustamente egli dice che non si può impedire agli occhi di vedere, alle orecchie di udire, alle mani di toccare se non interviene la ragione capace di informare la volontà. Per farsi meglio comprendere porta il seguente esempio: “Un medico che cura un bambino in fasce non comanda niente a lui, ma ordina alla nutrice di fare la tale o tal’altra cosa; qualche volta le ordina di mangiare questa o quella vivanda, di prendere questa o quella medicina, affinché le qualità contenute nel cibo o nella medicina entrino nel suo latte, e da questo nel bambino; in tal modo la volontà del medico ottiene il suo effetto sul piccolo infermo, incapace persino di pensare”. Volontà e ragione dovrebbero poter camminare “a braccetto” ma questo non è così semplice come si potrebbe immaginare. Provate a pensare a quante volte la ragione, nostra o di altri, soffoca la volontà: si vorrebbe fare qualche cosa di buono ma qualcuno o qualcosa pone degli ostacoli che lo impediscono. A volte, invece, accade il contrario: la volontà agisce senza ragionare con le conseguenze che possiamo facilmente immaginare. Quando volontà e ragione entrano in conflitto si realizza quello che dice San Paolo nella Lettera ai Romani 7,18-19: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene; c’è in me il desiderio di bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio”. Concludendo questo capitolo il de Sales dice:“Così anche noi spesso siamo costretti a lamentarci perché i nostri pensieri sono occupati non nel bene che amiamo, ma nel male che odiamo”. Dunque, cari amici e amiche, proprio come direbbe San Paolo: non lasciamoci scoraggiare nel fare (o nel pensare) il bene.
Oggi, memoria di San Pio da Pietrelcina, preghiamo con le parole della liturgia:
Dio onnipotente ed eterno, con grazia singolare hai concesso al sacerdote san Pio di partecipare alla croce del tuo Figlio e per mezzo del suo mistero hai rinnovato le meraviglie della tua misericordia; concedi a noi, per la sua intercessione, che uniti costantemente alla passione di Cristo possiamo giungere felicemente alla gloria della resurrezione. Amen
Ed oggi sentiamoci “arbitri saggi” tra ragione e volontà. Buona giornata,
PG&PGR