8 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

altra figura di spicco nella Storia della Salvezza è quella di Mosè che Dio chiama ad essere intermediario tra Lui e il suo Popolo: “Nella fede di Israele emerge anche la figura di Mosè, il mediatore. Il popolo non può vedere il volto di Dio; è Mosè a parlare con YHWH sulla montagna e a riferire a tutti il volere del Signore. Con questa presenza del mediatore, Israele ha imparato a camminare unito. L’atto di fede del singolo si inserisce in una comunità, nel “noi” comune del popolo che, nella fede, è come un solo uomo, “il mio figlio primogenito”, come Dio chiamerà l’intero Israele (cfr Es 4,22)”. Nelle questione umane la figura del mediatore, cioè colui che cerca, evidentemente dietro compenso, di mettere in accordo le parti, può anche creare difficoltà di vario genere. Ma quando una delle “parti” è Dio e il mediatore è scelto da Lui, le cose cambiano. Infatti, prosegue la L.F.: “La mediazione non diventa qui un ostacolo, ma un’apertura: nell’incontro con gli altri lo sguardo si apre verso una verità più grande di noi stessi”. L’uomo credente, dunque, ha bisogno di uscire dal suo individualismo, da una visione ristretta dettata, talvolta, dalla chiusura verso gli altri che può portare ad un pericoloso intimismo e deismo. E’ quello che accadde a Jean Jacques Rousseau (1712-1778) che “si lamentava di non poter vedere Dio personalmente: « Quanti uomini tra Dio e me! »; « È così semplice e naturale che Dio sia andato da Mosè per parlare a Jean-Jacques Rousseau? ». A partire da una concezione individualista e limitata della conoscenza non si può capire il senso della mediazione, questa capacità di partecipare alla visione dell’altro, sapere condiviso che è il sapere proprio dell’amore. La fede è un dono gratuito di Dio che chiede l’umiltà e il coraggio di fidarsi e affidarsi, per vedere il luminoso cammino dell’incontro tra Dio e gli uomini, la storia della salvezza.[14] Se ci pensiamo bene anche la Nuova Alleanza ha avuto bisogno di una mediazione molto particolare…quella di Gesù di Nazaret. Questa è la pienezza della fede cristiana che affonda le sue radici nel passato per realizzarsi pienamente nel futuro e persiste nel presente. Prosegue il Papa: “« Abramo […] esultò nella speranza di vedere il mio giorno, lo vide e fu pieno di gioia » (Gv 8,56). Secondo queste parole di Gesù, la fede di Abramo era orientata verso di Lui, era, in un certo senso, visione anticipata del suo mistero. Così lo intende sant’Agostino, quando afferma che i Patriarchi si salvarono per la fede, non fede in Cristo già venuto, ma fede in Cristo che stava per venire, fede tesa verso l’evento futuro di Gesù”. La fede non è qualche cosa di statico, di immobile, ma si “evolve”, guarda al futuro fidandosi continuamente di Dio, soprattutto nei momenti di fragilità ed ha come punto di riferimento il mistero della Redenzione: “La fede cristiana è centrata in Cristo, è confessione che Gesù è il Signore e che Dio lo ha risuscitato dai morti (cfr Rm 10,9). Tutte le linee dell’Antico Testamento si raccolgono in Cristo, Egli diventa il “sì” definitivo a tutte le promesse, fondamento del nostro “Amen” finale a Dio (cfr 2 Cor 1,20).  Ogni atto d’amore del Creatore verso le sue creature, dalla creazione in poi, trova la sua pienezza in Cristo Gesù; è Lui la Parola definitiva che Dio rivolge all’uomo:”La storia di Gesù è la manifestazione piena dell’affidabilità di Dio. Se Israele ricordava i grandi atti di amore di Dio, che formavano il centro della sua confessione e aprivano lo sguardo della sua fede, adesso la vita di Gesù appare come il luogo dell’intervento definitivo di Dio, la suprema manifestazione del suo amore per noi. Quella che Dio ci rivolge in Gesù non è una parola in più tra tante altre, ma la sua Parola eterna (cfr Eb 1,1-2)”. Dio si fida di noi, ma quante volte cerchiamo delle “garanzie” da Lui per aderire pienamente al suo disegno d’amore su di noi, su chi ci sta vicino, sull’intera umanità? “Non c’è nessuna garanzia più grande che Dio possa dare per rassicurarci del suo amore, come ci ricorda san Paolo (cfr Rm 8,31-39). La fede cristiana è dunque fede nell’Amore pieno, nel suo potere efficace, nella sua capacità di trasformare il mondo e di illuminare il tempo. « Abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi » (1 Gv 4,16). La fede coglie nell’amore di Dio manifestato in Gesù il fondamento su cui poggia la realtà e la sua destinazione ultima”.[15] Non andiamo, dunque, in cerca di altre certezze. La più grande, quella eterna, ce l’abbiamo già…Gesù Cristo!

Preghiamo

Perdonaci Padre quando ci lasciamo tentare dal “metterti alla prova” dicendo: se ci sei, ascoltami! E aiutaci a credere senza cedere alla presunzione del “vedere”. Amen

Sforziamoci, oggi, di riscoprire in Cristo l’unica nostra certezza. Buona giornata,

PG&PGR