4 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

il Signore Gesù più volte ha pregato per i suoi amici, gli apostoli, in modo particolare per Pietro, per la sua/loro fede che sarebbe stata messa alla prova. Nel contempo ha pregato per ognuno di noi, per la nostra perseveranza nella fede di fronte ai tanti ostacoli che possiamo incontrare durante la nostra vita. Al numero 5 del capitolo introduttivo, che da qualche giorno abbiamo cominciato a rileggere insieme a voi, il Papa dice: “Il Signore, prima della sua passione, assicurava a Pietro: « Ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno » (Lc 22,32). Poi gli ha chiesto di “confermare i fratelli” in quella stessa fede. Consapevole del compito affidato al Successore di Pietro, Benedetto XVI ha voluto indire quest’Anno della fede, un tempo di grazia che ci sta aiutando a sentire la grande gioia di credere, a ravvivare la percezione dell’ampiezza di orizzonti che la fede dischiude, per confessarla nella sua unità e integrità, fedeli alla memoria del Signore, sostenuti dalla sua presenza e dall’azione dello Spirito Santo”. Sarebbe bello ritrovare lo stesso spirito che ha animato la comunità cristiana dei primi secoli: uomini e donne che non hanno avuto timore di professare apertamente la propria fede: “La convinzione di una fede che fa grande e piena la vita, centrata su Cristo e sulla forza della sua grazia, animava la missione dei primi cristiani. Negli Atti dei martiri leggiamo questo dialogo tra il prefetto romano Rustico e il cristiano Gerace: « Dove sono i tuoi genitori? », chiedeva il giudice al martire, e questi rispose: « Nostro vero padre è Cristo, e nostra madre la fede in Lui». Per quei cristiani la fede, in quanto incontro con il Dio vivente manifestato in Cristo, era una “madre”, perché li faceva venire alla luce, generava in essi la vita divina, una nuova esperienza, una visione luminosa dell’esistenza per cui si era pronti a dare testimonianza pubblica fino alla fine.[5] Anche noi, cristiani del Terzo millennio, dovremmo chiederci più spesso se effettivamente la fede in Cristo Gesù è una “madre” che, come tutte le mamme, conduce i propri piccoli per mano, sostenendoli, aiutandoli a rimettersi in piedi quando cadono, consolandoli quando piangono. Molti, tra noi, ricorderanno che l’11 ottobre del 2012 Papa Benedetto XVI, come accennavamo prima, indisse, come già fece il suo predecessore San Paolo VI all’inizio del 1967 nel 19° centenario del martirio dei Santi Pietro e Paolo (67 d.C.), l’Anno della Fede per sottolineare il 50° il anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Evidenzia la L.F.: “L’ Anno della fede ha avuto inizio nel 50° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. Questa coincidenza ci consente di vedere che il Vaticano II è stato un Concilio sulla fede, in quanto ci ha invitato a rimettere al centro della nostra vita ecclesiale e personale il primato di Dio in Cristo”. A differenza di ciò che credono alcuni, per i cristiani la fede non è un fatto scontato, ma un dono che va riscoperto giorno dopo giorno, ad ogni età della vita: “La Chiesa, infatti, non presuppone mai la fede come un fatto scontato, ma sa che questo dono di Dio deve essere nutrito e rafforzato, perché continui a guidare il suo cammino. Il Concilio Vaticano II ha fatto brillare la fede all’interno dell’esperienza umana, percorrendo così le vie dell’uomo contemporaneo. In questo modo è apparso come la fede arricchisce l’esistenza umana in tutte le sue dimensioni”.[6] Il numero conclusivo di questa introduzione all’Enciclica “Lumen Fidei” ve lo proponiamo integralmente chiedendovi di prestare particolare attenzione ai due interrogativi finali che il Papa pone: “Queste considerazioni sulla fede — in continuità con tutto quello che il Magistero della Chiesa ha pronunciato circa questa virtù teologale —,intendono aggiungersi a quanto Benedetto XVI ha scritto nelle Lettere encicliche sulla carità e sulla speranza. Egli aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi. Il Successore di Pietro, ieri, oggi e domani, è infatti sempre chiamato a “confermare i fratelli” in quell’incommensurabile tesoro della fede che Dio dona come luce sulla strada di ogni uomo. Nella fede, dono di Dio, virtù soprannaturale da Lui infusa, riconosciamo che un grande Amore ci è stato offerto, che una Parola buona ci è stata rivolta e che, accogliendo questa Parola, che è Gesù Cristo, Parola incarnata, lo Spirito Santo ci trasforma, illumina il cammino del futuro, e fa crescere in noi le ali della speranza per percorrerlo con gioia. Fede, speranza e carità costituiscono, in un mirabile intreccio, il dinamismo dell’esistenza cristiana verso la comunione piena con Dio. Com’è questa via che la fede schiude davanti a noi? Da dove viene la sua luce potente che consente di illuminare il cammino di una vita riuscita e feconda, piena di frutto?”[7]

Preghiamo

Signore, continua ad alimentare in noi il dono della fede che illumina tutti coloro che lo accolgono; non si affievolisca la nostra speranza e non venga meno la carità. Amen

Ed oggi, in qualche modo, rinverdiamo la nostra fede. Buona giornata,

PG&PGR

N.B. Come già detto Mercoledì scorso, per tutto il mese di giugno, i nostri appuntamenti continueranno anche di domenica.