Carissimi,
il discorso sulla consolazione che viene dalla fede non può certo farci dimenticare le sofferenze del mondo. Pensiamo alla pandemia con tutti i lutti che ha comportato e alla guerra in Ucraina con tutte le sue conseguenze. Cosa hanno provocato e provocano in noi questi fatti recenti? La L.F. dice che per “tanti uomini e donne di fede i sofferenti sono stati mediatori di luce”. E’ accaduto per San Francesco di Assisi con i lebbrosi, per Santa Teresa di Calcutta per i suoi poveri “scarti” della società, senza dimenticare tanti sconosciuti e sconosciute che, in diversi modi si prodigano per aiutare chi è in difficoltà. Avvicinarsi a chi è nella necessità non cancella certamente la sofferenza, non spiega il male perché la fede “non è luce che dissipa tutte le nostre tenebre, ma lampada che guida nella notte i nostri passi, e questo basta per il cammino”. Dio si fa vicino a chi soffre attraverso la “presenza” che accompagna ogni storia di sofferenza per “aprire in essa un varco di luce”. Anche in questo il Signore Gesù ci fa da Maestro in quanto “è colui che, avendo sopportato il dolore, «dà origine alla fede e la porta a compimento»(Eb 12,2)”. Continua il Santo Padre: “La sofferenza ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre servizio di speranza, che guarda in avanti, sapendo che solo da Dio, dal futuro che viene da Gesù risorto, può trovare fondamenta solide e durature la nostra società”. La fede non può non essere unita alla speranza e alla carità in quanto“il dinamismo di fede, speranza e carità (cfr 1 Ts 1,3; 1 Cor 13,13) ci fa abbracciare le preoccupazioni di tutti gli uomini, nel nostro cammino verso quella città, « il cui architetto e costruttore è Dio stesso » (Eb 11,10), perché « la speranza non delude » (Rm 5,5). Le speranze umane, basate sugli idoli del mondo, quelli che lo stesso uomo ha costruito servono a poco anzi, a nulla perché, come dice il Salmo 115 “hanno bocca e non parlano (o parlano troppo!), hanno occhi e non vedono (le sofferenze e le difficoltà di molti), hanno orecchi e non odono (o preferiscono non udire),..hanno piedi e non camminano (per le strade della solitudine e dell’abbandono). La fede, la speranza e la carità, invece ci proiettano “verso un futuro certo, che si colloca in una prospettiva diversa rispetto alle proposte illusorie degli idoli del mondo, ma che dona nuovo slancio e nuova forza al vivere quotidiano”. La speranza che viene da Dio è un bene che dobbiamo conservare “gelosamente” impedendo che qualcuno o qualcosa, ingannandoci, ce la rubi. Afferma, con forza Francesco papa: “Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che “frammentano” il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza”.[57] Capita, a volte, di essere noi stessi “complici” del furto della nostra speranza… Accade quando ci rassegniamo, quando diciamo, con animo sconfitto “così vanno le cose”, quando ci vergogniamo del nostro essere cristiani e non diamo quella testimonianza che dovremmo, quando non ci ribelliamo allo spirito del mondo che vorrebbe fare di noi dei suoi seguaci o, peggio, suoi schiavi. Questa è la “rivoluzione” dell’amore che Gesù è venuto a predicare; questa è la “rivoluzione” per la quale ha dato la Sua vita.
Preghiamo
Signore illumina la nostra fede, sostieni la nostra speranza, anima la nostra carità e fa’ di tutti noi persone nuove che non hanno timore di mettersi in gioco per il Tuo Regno. Amen
Ed oggi uno sforzo maggiore per non restare nelle retrovie. Buona giornata,
PG&PGR