Carissimi,
con l’incontro odierno, iniziamo il quarto ed ultimo capitolo della “Lumen Fidei” che prende il titolo da un versetto della Lettera agli Ebrei (11,16): “Dio prepara per loro una città”. Ma chi sono questi “loro”? Il Papa esordisce dicendo: “Nel presentare la storia dei Patriarchi e dei giusti dell’Antico Testamento, la Lettera agli Ebrei pone in rilievo un aspetto essenziale della loro fede. Essa non si configura solo come un cammino, ma anche come l’edificazione, la preparazione di un luogo nel quale l’uomo possa abitare insieme con gli altri”. Loro sono quelli che si sono fidati di Dio. Si parte da Noè che riesce a salvare la sua famiglia costruendo l’arca per poi passare ad Abramo che, pur abitando sotto una tenda, aspettava con fede “la città dalle salde fondamenta”. Dio prepara una città per l’uomo di fede dove egli possa stabilire rapporti basati sull’amore; e “il Dio affidabile dona agli uomini una città affidabile”.[50] L’uomo credente, nella luce della fede “si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace”. Quando i rapporti umani si basano solo sulla materialità e sull’opportunismo, estromettendo la fede da questo processo, ci si trova a doversi confrontare con l’ingiustizia, la negazione dei diritti e di conseguenza con i conflitti. Ci si deve convincere che solo la luce che proviene dalla fede vera “è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune”. Si crede che l’uomo di fede debba essere estraneo al mondo e dall’impegno concreto, ma è vero il contrario perché chi crede ama e solo l’amore può sconfiggere la divisione e tenere uniti gli uomini. La mentalità mondana molto spesso inganna in quanto suggerisce che l’unità e la concordia tra le genti debba essere fondata sull’utilità e “non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare”. A che cosa ha portato la visione materialistica dell’umana convivenza? Guerre, devastazioni, morte! Solo la fede è in grado di far “comprendere l’architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l’arte dell’edificazione, diventando un servizio al bene comune”. Pur essendo la fede un dono personale, può diventare un bene comune in quanto “la sua luce non illumina solo l’interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell’aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza”. La Parola di Dio e la Storia ci offrono tanti esempi di uomini ai quali la fede permise di esercitare la giustizia nel governo che porta la pace ad un popolo: figure bibliche come Samuele e Davide, figure storiche come San Luigi IX tante volte citato da San Francesco di Sales, o in tempi più recenti Giorgio La Pira o il giovane magistrato e martire Rosario Livatino. Continua il nostro documento: “Le mani della fede si alzano verso il cielo, ma lo fanno mentre edificano, nella carità, una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento”.[51] La fede, illuminando l’uomo e la società, influisce anche sulla prima cellula di questa, la famiglia: “Il primo ambito in cui la fede illumina la città degli uomini si trova nella famiglia. Penso anzitutto all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dal loro amore, segno e presenza dell’amore di Dio, dal riconoscimento e dall’accettazione della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne (cfr Gen 2,24) e sono capaci di generare una nuova vita, manifestazione della bontà del Creatore, della sua saggezza e del suo disegno di amore. Fondati su quest’amore, uomo e donna possono promettersi l’amore mutuo con un gesto che coinvolge tutta la vita e che ricorda tanti tratti della fede”. Anche in questo contesto dell’”amore per sempre” bisogna imparare a scoprire un “disegno più grande dei propri progetti, che ci permette di donare l’intero futuro alla persona amata” e, sempre attraverso la fede, si accetta di collaborare con Dio attraverso la generazione dei figli accogliendone il dono e il mistero. Conclude il Pontefice: “È così che Sara, per la sua fede, è diventata madre, contando sulla fedeltà di Dio alla sua promessa (cfr Eb 11,11)”.[52]
Oggi, solennità “posticipata” di San Giovanni Battista, preghiamo con le parole della Liturgia
Dio onnipotente, concedi alla tua famiglia di camminare sulla via della salvezza sotto la guida di san Giovanni il precursore, per andare con serena fiducia incontro al Messia da lui predetto, Gesù Cristo nostro Signore. Amen
Ed oggi, studiamo per prendere il brevetto di “costruttori di pace”. Buona giornata,
PG&PGR