Carissimi,
iniziamo oggi il terzo capitolo della L.F. che ha come titolo un versetto della Prima lettera ai Corinti (15,3): Vi trasmetto quello che ho ricevuto”, e la prima sezione ci presenta “La Chiesa, madre della nostra fede”. Si parte dal presupposto che la fede è un dono e chi lo accoglie non lo fa solo per se stesso; essa si deve aprire ad un discorso ecclesiale, comunitario: “la parola ricevuta si fa risposta, confessione e, in questo modo, risuona per gli altri, invitandoli a credere”. Come abbiamo visto in precedenza, la fede è luce che “informa” e trasforma il cuore dell’uomo rendendolo partecipe “come in uno specchio” della luce del Cristo: “La luce di Gesù brilla, come in uno specchio, sul volto dei cristiani e così si diffonde, così arriva fino a noi, perché anche noi possiamo partecipare a questa visione e riflettere ad altri la sua luce, come nella liturgia di Pasqua la luce del cero accende tante altre candele”. Ai cristiani, ad ognuno di noi, il Signore affida questa “fiamma” ed essi pur “nella loro povertà, piantano un seme così fecondo che diventa un grande albero ed è capace di riempire il mondo di frutti”.[37] E’ una questione di testimonianza e di “trasmissione” che, nello scorrere del tempo, passa da una generazione all’altra. Dice infatti il Papa: “È attraverso una catena ininterrotta di testimonianze che arriva a noi il volto di Gesù”. E precedendo la domanda degli scettici cioè coloro che affermano di credere in Dio, anche in Gesù Cristo, ma non alla Chiesa, “ai preti”, e a tutto ciò che oggi si annuncia e si chiedono, magari in buona fede “come essere sicuri di attingere al “vero Gesù”, attraverso i secoli?”, egli risponde che questa certezza è impossibile quando si parte “dall’”io” individuale che vuole trovare in sé la sicurezza della sua conoscenza”. Forse è bene non dimenticare che tutta la nostra conoscenza, anche quella scientifica e tecnologica, proviene da coloro che ci hanno preceduto e questo vale anche per la propria conoscenza, la coscienza di sé. Aggiunge il Pontefice: “La conoscenza di noi stessi è possibile solo quando partecipiamo a una memoria più grande. Avviene così anche nella fede, che porta a pienezza il modo umano di comprendere. Il passato della fede, quell’atto di amore di Gesù che ha generato nel mondo una nuova vita, ci arriva nella memoria di altri, dei testimoni, conservato vivo in quel soggetto unico di memoria che è la Chiesa”. Come una mamma che insegna a proprio figlio a “balbettare” le prime parole e poi a parlare correttamente, così la Madre Chiesa “ci insegna a parlare il linguaggio della fede”. San Giovanni, associa la fede e la memoria “all’azione dello Spirito Santo che, come dice Gesù, « vi ricorderà tutto » (Gv 14,26). L’Amore che è lo Spirito, e che dimora nella Chiesa, mantiene uniti tra di loro tutti i tempi e ci rende contemporanei di Gesù, diventando così la guida del nostro camminare nella fede.[38] Siamo invitati a sentirci contemporanei di Gesù attraverso l’azione dello Spirito Santo…Ma ci avete mai pensato?
Preghiamo
Signore aiutaci, attraverso il Tuo Santo Spirito, a sentirci tuoi contemporanei, a considerare sempre e meglio la Tua Parola rivolta direttamente e singolarmente ad ognuno di noi e donaci di saperla trasmettere alle generazioni future. Amen
Anche oggi il Signore parla direttamente a me, a te, a tutti…Ascoltiamolo. Buona domenica,
PG&PGR