Carissimi,
l’ultima sezione del secondo capitolo della L.F. ha come titolo “Fede e teologia”. Ma cosa è la teologia e in particolare la teologia cristiana? Molto sinteticamente rispondiamo che è “il sapere relativo a Dio, Uno e Trino, rivelatosi in Gesù Cristo”. Sentiamo cosa dice il Papa: “Poiché la fede è una luce, ci invita a inoltrarci in essa, a esplorare sempre di più l’orizzonte che illumina, per conoscere meglio ciò che amiamo. Da questo desiderio nasce la teologia cristiana”. Va da sé che la teologia suppone la fede che sola può portare alla “intelligenza (cioè la conoscenza) più profonda dell’autorivelazione di Dio, culminata nel Mistero di Cristo”. Pur essendo una “scienza”, la teologia differisce da quelle sperimentali in quanto Dio non è un oggetto, ma “soggetto che si fa conoscere e si manifesta nel rapporto da persona a persona. La fede retta orienta la ragione ad aprirsi alla luce che viene da Dio, affinché essa, guidata dall’amore per la verità, possa conoscere Dio in modo più profondo”. I grandi teologi medievali, quali Bonaventura, Tommaso d’Aquino e altri, “hanno indicato che la teologia, come scienza della fede, è una partecipazione alla conoscenza che Dio ha di se stesso”. La teologia, dunque, non è solo un discorso su Dio, ma “prima di tutto accoglienza e ricerca di un’intelligenza più profonda di quella parola che Dio ci rivolge, parola che Dio pronuncia su se stesso, perché è un dialogo eterno di comunione, e ammette l’uomo all’interno di questo dialogo”. Dio non si vuole nascondere all’uomo, apre con lui un dialogo, vuole stabilire con lui, con tutti noi, un rapporto di vera comunione. Da parte nostra, però, c’è bisogno di tanta umiltà nel riconoscere i nostri limiti di fronte al Suo mistero. La ragione, sostenuta e alimentata dalla fede, è capace di esplorare “le insondabili ricchezze di questo Mistero”, ma non può pretendere di comprenderle appieno. Continua il Papa: “La teologia poi condivide la forma ecclesiale della fede; la sua luce è la luce del soggetto credente che è la Chiesa”. La comunità dei credenti non deve sentirsi esclusa da questa dinamica dell’approfondimento teologico come se questo fosse un “campo” riservato a pochi eletti; essa deve umilmente mettersi al servizio di tutti i cristiani per custodire il credere di tutti favorendo, in modo particolare i più semplici. La teologia è al servizio della Verità che è patrimonio di tutti coloro che si riconoscono membri della Chiesa. Ci piace qui ricordare le parole di Gesù riportate da San Luca (10,21): “Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto”. Il Pontefice conclude il capitolo con una parole di sollecitazione ed incoraggiamento ai teologi del nostro tempo:“La teologia, poiché vive della fede, non consideri il Magistero del Papa e dei Vescovi in comunione con lui come qualcosa di estrinseco, un limite alla sua libertà, ma, al contrario, come uno dei suoi momenti interni, costitutivi, in quanto il Magistero assicura il contatto con la fonte originaria, e offre dunque la certezza di attingere alla Parola di Cristo nella sua integrità.[36]
Preghiamo
Signore, infondi il tuo Santo Spirito in coloro che, con fede ed umiltà, si approcciano al Tuo Mistero; dona loro sapienza e scienza e siano, per primi, veri testimoni del Tuo Amore. Amen
Ed oggi, una preghiera particolare per tutti coloro che “studiano” Dio. Buona giornata,
PG&PGR