10 Giugno 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

la pienezza della fede, quella a cui il Signore Gesù vuole condurci, ha anche un altro aspetto decisivo. Infatti: “nella fede, Cristo non è soltanto Colui in cui crediamo, la manifestazione massima dell’amore di Dio, ma anche Colui al quale ci uniamo per poter credere. La fede, non solo guarda a Gesù, ma guarda dal punto di vista di Gesù, con i suoi occhi: è una partecipazione al suo modo di vedere”. E’ praticamente un immedesimarsi in Lui, divenire uomini e donne nuovi che non solo credono, ma partecipano pienamente della sua vita. Così come abbiamo bisogno di “specialisti” per affrontare determinati problemi umani (medici, professionisti di vario genere, tecnici, ecc.) “abbiamo anche bisogno di qualcuno che si affidabile ed esperto nelle cose di Dio” e questo Qualcuno è Gesù stesso; è Lui che “ci spiega Dio” (Cfr Gv 1,18). Afferma ancora il Papa: “La vita di Cristo — il suo modo di conoscere il Padre, di vivere totalmente nella relazione con Lui — apre uno spazio nuovo all’esperienza umana e noi vi possiamo entrare”. Poi egli si sofferma a spiegare l’uso del verbo “credere” nel vangelo di San Giovanni. Sintetizziamo: credere che ciò che il Signore dice è vero; credere a Lui accogliendo la sua Parola; credere in Lui quando lo facciamo entrare nella nostra vita, nella nostra storia, ci affidiamo a Lui e lo seguiamo. Affinché queste “sfaccettature” del credere possano far presa sulla nostra natura umana, continua il testo: “il Figlio di Dio ha assunto la nostra carne, e così la sua visione del Padre è avvenuta anche in modo umano, attraverso un cammino e un percorso nel tempo. La fede cristiana è fede nell’Incarnazione del Verbo e nella sua Risurrezione nella carne; è fede in un Dio che si è fatto così vicino da entrare nella nostra storia. La fede nel Figlio di Dio fatto uomo in Gesù di Nazaret non ci separa dalla realtà, ma ci permette di cogliere il suo significato più profondo, di scoprire quanto Dio ama questo mondo e lo orienta incessantemente verso di Sé; e questo porta il cristiano a impegnarsi, a vivere in modo ancora più intenso il cammino sulla terra”.[18] Questo è il modo di agire di Dio: per favorire la nostra fede vuole che il Figlio diventi uno di noi, condivida le nostre infermità, i nostri timori, le nostre speranza, le nostre delusioni, perfino la morte. Ciò che lo differenzia da noi è la mancanza del peccato, ma Lui, che era senza peccato si è caricato del nostro. Questa è l’opera della Redenzione; accogliere quest’opera di Dio vuol dire immettersi, mediante la fede, sulla via della salvezza. “San Paolo – dice il Papa – nei suoi scritti, ci ha lasciato una descrizione dell’esistenza credente. Colui che crede, nell’accettare il dono della fede, è trasformato in una creatura nuova, riceve un nuovo essere, un essere filiale, diventa figlio nel Figlio. “Abbà, Padre” è la parola più caratteristica dell’esperienza di Gesù, che diventa centro dell’esperienza cristiana (cfr Rm 8,15)”. Se viviamo veramente nella fede, in quanto figli, dobbiamo riconoscere il “dono originario” che Dio ci fa. Sempre San Paolo chiederà: “Che cosa possiedi tu che non l’abbia ricevuto da Dio?” (1Co 4,7) e qui si innesta la polemica dell’Apostolo con i Farisei: salvezza mediante la fede o mediante le opere della legge: “Ciò che san Paolo rifiuta è l’atteggiamento di chi vuole giustificare se stesso davanti a Dio tramite il proprio operare. Costui, anche quando obbedisce ai comandamenti, anche quando compie opere buone, mette al centro se stesso, e non riconosce che l’origine della bontà è Dio. Chi opera così, chi vuole essere fonte della propria giustizia, la vede presto esaurirsi e scopre di non potersi neppure mantenere nella fedeltà alla legge. Si rinchiude, isolandosi dal Signore e dagli altri, e per questo la sua vita si rende vana, le sue opere sterili, come albero lontano dall’acqua”. Ed ecco l’immancabile citazione di Sant’Agostino: « Da colui che ha fatto te, non allontanarti neppure per andare verso di te ». Papa Francesco conclude questo numero asserendo: “Quando l’uomo pensa che allontanandosi da Dio troverà se stesso, la sua esistenza fallisce (cfr Lc 15,11-24). L’inizio della salvezza è l’apertura a qualcosa che precede, a un dono originario che afferma la vita e custodisce nell’esistenza. Solo nell’aprirci a quest’origine e nel riconoscerla è possibile essere trasformati, lasciando che la salvezza operi in noi e renda la vita feconda, piena di frutti buoni. La salvezza attraverso la fede consiste nel riconoscere il primato del dono di Dio, come riassume san Paolo: « Per grazia infatti siete stati salvati mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio» (Ef 2,8).[19]

Preghiamo

Se ci allontanassimo da Te Signore, perderemmo il senso della vita. Non permettere al nostro amor proprio di cercare se stesso, di compiacersi di se stesso, ma alimenta la nostra fede. Amen

Ed oggi guardiamo un po’ più profondamente dentro di noi. Buona giornata,

PG&PGR