4 Maggio 2022: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

chi di noi non ha mai avuto momenti difficili? Le difficoltà, di vario genere, sono sempre in agguato e, forse, qualche volta abbiamo dubitato della vicinanza di Dio…poi ci siamo accorti che non è così. A tale proposito la G.E. dice: “Ci sono momenti duri, tempi di croce, ma niente può distruggere la gioia soprannaturale, che «si adatta e si trasforma, e sempre rimane almeno come uno spiraglio di luce che nasce dalla certezza personale di essere infinitamente amato, al di là di tutto»”. Sentirsi amati è senz’altro uno dei desideri fondamentali della natura dell’uomo, ma a volte l’amore umano, soprattutto se non ha buone fondamenta, può avere delle battute di arresto, vacillare, essere messo in discussione. L’Amore di Dio no in quanto Egli, nonostante noi stessi, non può fare a meno di amarci. Aggiunge il documento: “E’ una sicurezza interiore, una serenità piena di speranza che offre una soddisfazione spirituale incomprensibile secondo i criteri mondani”.[125] Di questi criteri che spingono sempre di più verso il possesso, la superficialità, l’egoismo, la voglia di apparire piuttosto che quella di essere, spesso l’uomo diventa schiavo e, quel che è peggio, non se ne accorge. Nel numero successivo il Papa calca la mano sull’umorismo e propone alcune figure di santi che hanno fatto del buonumore una regola di vita. Noi, ci scusi Sua Santità, giocando di anticipo, ne avevamo già parlato sabato scorso. Dice: “Ordinariamente la gioia cristiana è accompagnata dal senso dell’umorismo, così evidente, ad esempio, in san Tommaso Moro, in san Vincenzo de Paoli o in san Filippo Neri”. Senz’altro il malumore, la tristezza, la musoneria, non sono caratteristiche del cammino verso la santità che, anche tra le difficoltà, è un cammino gioioso perché pieno di speranza. Purtroppo dobbiamo constatare che per molti non è così. L’abbiamo già detto altrove, ma lo ripetiamo: proviamo a pensare a certe celebrazioni dove è bandito il sorriso verso gli altri, dove il giusto contegno diventa una barriera tanto da infastidirsi se qualche bambino fa…il bambino. Aggiunge Papa Francesco: “Il malumore non è un segno di santità: «Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo 11,10). E’ così tanto quello che riceviamo dal Signore «perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17), che a volte la tristezza è legata all’ingratitudine, con lo stare talmente chiusi in sé stessi da diventare incapaci di riconoscere i doni di Dio”.[126] Questo è il grande pericolo che corrono le nostre comunità parrocchiali e religiose: restare chiusi in se stessi, o nel proprio gruppo. Questa non è la “Chiesa in uscita”, non è una Chiesa sinodale, è una Chiesa ripiegata su se stessa che ci rende incapaci di relazione, di empatia, di fare comunità. In nota il Papa raccomanda la preghiera di San Tommaso Moro che noi, sempre giocando di anticipo, abbiamo proposto l’altro ieri. Ve ne riproponiamo la parte finale augurandovi, anche oggi, di farne buon uso.

Dammi, o Signore, il senso dell’umorismo,
concedimi la grazia di comprendere uno scherzo,
affinché conosca nella vita un po’ di gioia
e possa farne parte anche ad altri. Amen

Buona giornata,

PG&PGR