Carissimi,
quante volte, nel corso della rilettura della Filotea, siamo stati invitati alla sopportazione, alla pazienza, alla mitezza! La prima delle cinque manifestazioni dell’amore di Dio e del prossimo, preannunciate ieri dal nostro documento, si riferisce proprio a queste tre caratteristiche. Papa Francesco afferma che “La prima di queste grandi caratteristiche è rimanere centrati, saldi in Dio che ama e sostiene. A partire da questa fermezza interiore è possibile sopportare, sostenere le contrarietà, le vicissitudini della vita, e anche le aggressioni degli altri, le loro infedeltà e i loro difetti: «Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?» (Rm 8,31). Questo è fonte di pace che si esprime negli atteggiamenti di un santo”. Questo non può non portare il nostro pensiero alla Vergine di Nazaret che affida il suo “sì”, con tutto ciò che questo comporterà, all’amore di Dio. E cosa dire della santa sopportazione di San Giuseppe nell’accogliere la richiesta di allevare con amore un figlio non suo, davanti alla profezia del vecchio Simeone (Cfr. Lc 2,34-35) e nelle vicende relative alla nascita e all’infanzia di Gesù? Francesco di Sales ha annoverato tra le virtù che il Signore mette alla portata del nostro impegno anche la sopportazione e la pazienza. Continua il Papa: “Sulla base di tale solidità interiore, la testimonianza di santità, nel nostro mondo accelerato, volubile e aggressivo, è fatta di pazienza e costanza nel bene. E’ la fedeltà dell’amore, perché chi si appoggia su Dio (pistis) può anche essere fedele davanti ai fratelli (pistós), non li abbandona nei momenti difficili, non si lascia trascinare dall’ansietà e rimane accanto agli altri anche quando questo non gli procura soddisfazioni immediate.[112] Certo, ci piacerebbe che il nostro affidarci al Signore desse immediatamente, o quanto meno in tempi celeri, i risultati che ci aspettiamo. Ma sappiamo bene che i Suoi tempi non sono uguali ai nostri. Lo stesso si può dire per quel che riguarda gli altri e non solo quando questo non procura “soddisfazioni immediate”, ma anche se non ne procura affatto o, addirittura, si ha come risposta l’ingratitudine che potrebbe provocare in noi delle reazioni negative. San Paolo, sottolinea Francesco papa: “invitava i cristiani di Roma a non rendere «a nessuno male per male» (Rm 12,17), a non voler farsi giustizia da sé stessi (cfr v. 19) e a non lasciarsi vincere dal male, ma a vincere il male con il bene (cfr v. 21). Questo atteggiamento non è segno di debolezza ma della vera forza, perché Dio stesso «è lento all’ira, ma grande nella potenza» (Na 1,3). La Parola di Dio ci ammonisce: «Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità» (Ef 4,31).[113] Un atteggiamento mite e paziente, anche di fronte a situazioni che “farebbero perdere la pazienza anche a un santo” è sempre segno di grande forza, coraggio e fede. Proviamo a pensare a quanti santi, sull’esempio di Gesù, di fronte agli oltraggi, alle percosse e alla morte hanno saputo perdonare rimettendo la propria causa nelle mani di Dio. Non dimentichiamo la mitezza di San Francesco di Sales di fronte alle ingiurie e alle minacce dei calvinisti durante la sua missione nello Chablais.
Preghiamo
Signore, fa’ che scompaia da noi ogni asprezza, sdegno, ira, grida, maldicenza e malignità. Dacci la forza di per essere miti, per sopportare, pazientare e perdonare. Amen
Ed oggi, se ci troveremo in circostanze difficili, ricordiamoci di quanto abbiamo letto. Buona giornata,
PG&PGR