Carissimi,
il pericolo dello gnosticismo moderno è come un male oscuro che si insinua nel corpo della Chiesa, una cancrena che consuma in modo nascosto e inesorabile. Per questo il Papa, riconoscendo la povertà di ogni uomo nel comprendere la verità che viene dal Signore, al numero 44, dice: “In realtà, la dottrina, o meglio, la nostra comprensione ed espressione di essa, «non è un sistema chiuso, privo di dinamiche capaci di generare domande, dubbi, interrogativi», e «le domande del nostro popolo, le sue pene, le sue battaglie, i suoi sogni, le sue lotte, le sue preoccupazioni, possiedono un valore ermeneutico che non possiamo ignorare se vogliamo prendere sul serio il principio dell’incarnazione. Le sue domande ci aiutano a domandarci, i suoi interrogativi ci interrogano».[44] Qualcuno si chiederà: cosa vuol dire “ermeneutico”? L’ermeneutica è la scienza che si occupa del come interpretare e spiegare ciò che non è di facile comprensione, e in campo cristiano questa operazione è guidata dallo Spirito Santo che permette di avvicinarci al mistero dell’Incarnazione, al mistero del Dio fatto uomo. Ma, continua il Pontefice: “Frequentemente si verifica una pericolosa confusione: credere che, poiché sappiamo qualcosa o possiamo spiegarlo con una certa logica, già siamo santi, perfetti, migliori della “massa ignorante”. Non possiamo non citare, a questo punto, le parole di Gesù: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare». (Lc 10,21-22). Dunque non è certamente il “sapere”, il seguire la logica a farci santi, perfetti o migliori degli altri! Lo stesso San Giovanni Paolo II “metteva in guardia quanti nella Chiesa hanno la possibilità di una formazione più elevata dalla tentazione di sviluppare «un certo sentimento di superiorità rispetto agli altri fedeli»”. Questo è un pericolo che molti corrono e che, inevitabilmente, sfocia nel peccato capitale della superbia. “In realtà –continua Papa Francesco – quello che crediamo di sapere dovrebbe sempre costituire una motivazione per meglio rispondere all’amore di Dio, perché «si impara per vivere: teologia e santità sono un binomio inscindibile»”.[45] Lo abbiamo già fatto in altre occasioni e non ci stancheremo di continuare a citare le parole del santo Papa Paolo VI (siamo nel 1974): «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni». Oggi questa affermazione, dopo quasi mezzo secolo, è sempre più valida.
Preghiamo
Signore, donaci la sapienza del cuore che non cerca di investigare tutto e ad ogni costo, ma sa discernere, in forza del Tuo Spirito, il male dal bene e proporre questo ai fratelli attraverso la testimonianza. Amen
Ed oggi, sentiamoci un po’ più piccoli, semplici e operatori di pace… Buona giornata,
PG&PGR