«Beati i miti, perché erediteranno la terra» (Mt 5,5)
Carissimi,
per capire meglio il senso di questa beatitudine (Mt 5,5), bisogna chiedersi che cosa è la mitezza e cosa vuol dire essere miti. Forse debolezza o, peggio ancora, pusillanimità? Nulla di tutto questo. Nelle orazioni della celebrazione del 24 gennaio, memoria di San Francesco di Sales, si fa menzione del suo “cuore mitissimo”. Eppure noi conosciamo il carattere forte e coraggioso di quest’uomo di Dio nel quale fortezza e mitezza convivevano sfociando in carità apostolica. Ma è possibile essere miti ai nostri giorni? Il testo della G.E. dice chiaramente che l’enunciato di questa beatitudine “è un’espressione forte, in questo mondo che fin dall’inizio è un luogo di inimicizia, dove si litiga ovunque, dove da tutte le parti c’è odio, dove continuamente classifichiamo gli altri per le loro idee, le loro abitudini, e perfino per il loro modo di parlare e di vestire. Insomma, è il regno dell’orgoglio e della vanità, dove ognuno crede di avere il diritto di innalzarsi al di sopra degli altri”. Non c’è che dire, quelle del Papa sono parole forti, severe, ma che rispondono alla realtà. Il Signore Gesù propone all’uomo del suo tempo, e a quello del nostro, uno stile di vita diverso: “Tuttavia, nonostante sembri impossibile, Gesù propone un altro stile: la mitezza. È quello che Lui praticava con i suoi discepoli e che contempliamo nel suo ingresso in Gerusalemme: «Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro» (Mt 21,5; cfr Zc 9,9). [71] Essere miti, soprattutto di fronte alle ingiustizie, non è certamente una cosa facile. Un antico detto latino dice “homo homini lupus”, cioè l’uomo è lupo per gli uomini: una espressione che ha origine da una commedia di Plauto (III-II sec. A,C.) nella quale si parla di imbrogli, raggiri e finzioni. Potrebbe in qualche modo, descrivere anche i nostri tempi. Come si fa, dunque ad essere miti? Gesù ha detto: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita»(Mt 11,29). E il Papa commenta: “Se viviamo agitati, arroganti di fronte agli altri, finiamo stanchi e spossati. Ma quando vediamo i loro limiti e i loro difetti con tenerezza e mitezza, senza sentirci superiori, possiamo dar loro una mano ed evitiamo di sprecare energie in lamenti inutili. Per santa Teresa di Lisieux «la carità perfetta consiste nel sopportare i difetti altrui, non stupirsi assolutamente delle loro debolezze».[72] Non solo sopportare i difetti degli altri che, guarda caso, ci sembrano sempre più grandi dei nostri, ma anche non “stupirsi” dei loro comportamenti che possono essere causati dalla debolezza umana. Sarebbe un bel salto di qualità sostituire lo “stupore” con la comprensione e la com-passione!
Preghiamo
Signore donaci un cuore mite capace di comprendere, sopportare e perdonare; colma della tua mitezza il nostro cuore e la nostra mente sempre agitati, sempre attenti ai difetti degli altri e poco propensi a correggere i nostri. Amen
Ed oggi? Un po’ più miti con gli altri? Buona giornata e buona domenica,
PG&PGR