Carissimi,
è molto bello iniziare a rileggere e meditare, insieme a Papa Francesco, le Beatitudini nel giorno in cui ricordiamo il “primo atto” del mistero dell’Incarnazione, l’Annunciazione; Maria, madre di Gesù e nostra ci sostenga in questo cammino e ci insegni ad essere veri costruttori di pace. «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3)
Per imparare a vivere questa prima beatitudine occorre prima farsi una domanda: in che cosa riponiamo le nostre sicurezze? La mentalità mondana ci suggerisce ciò che, oggettivamente, non è “cattivo”, ma lo diventa quando i “beni” terreni monopolizzano tutta la nostra attenzione e si vive solo in loro funzione. San Francesco di Sales, nella Filotea (Parte III, cap. XIV) diceva che “il ricco di spirito è quello che ha le ricchezze nel cuore e il cuore nelle ricchezze; il povero di spirito è colui che non ha né le ricchezze nel cuore, né il cuore nelle ricchezze…Non affogare quel dono del cielo, che è nel cuore, nei beni della terra; conservalo sempre superiore ad essi, sopra di essi, senza smarrirlo in essi”. Ricordate? Ma veniamo a cosa dice il Papa: “Il Vangelo ci invita a riconoscere la verità del nostro cuore, per vedere dove riponiamo la sicurezza della nostra vita. Normalmente il ricco si sente sicuro con le sue ricchezze, e pensa che quando esse sono in pericolo, tutto il senso della sua vita sulla terra si sgretola. Gesù stesso ce l’ha detto nella parabola del ricco stolto, parlando di quell’uomo sicuro di sé che, come uno sciocco, non pensava che poteva morire quello stesso giorno (cfr Lc 12,16-21)”.[67] Essere poveri in spirito significa quindi non fare di ciò che possediamo l’unico pensiero e l’unica preoccupazione della vita in quanto “le ricchezze non ti assicurano nulla. Anzi, quando il cuore si sente ricco, è talmente soddisfatto di sé stesso che non ha spazio per la Parola di Dio, per amare i fratelli, né per godere delle cose più importanti della vita. Così si priva dei beni più grandi. Per questo Gesù chiama beati i poveri in spirito, che hanno il cuore povero, in cui può entrare il Signore con la sua costante novità”. [68] Avere il cuore povero significa essere aperti agli altri, non chiudersi in se stessi e nelle proprie ricchezze. Un grande attore, scomparso nel 1994, Massimo Troisi, disse: “Potrai avere tutte le ricchezze materiali di questo mondo, ma se non hai amore nel cuore, resterai sempre povero”. Continua Sua Santità citando un brano degli “Esercizi spirituali” di Sant’Ignazio di Loyola: “Questa povertà di spirito è molto legata con quella “santa indifferenza” che proponeva sant’Ignazio di Loyola, nella quale raggiungiamo una bella libertà interiore: «Per questa ragione è necessario renderci indifferenti verso tutte le cose create (in tutto quello che è permesso alla libertà del nostro libero arbitrio e non le è proibito), in modo da non desiderare da parte nostra più la salute che la malattia, più la ricchezza che la povertà, più l’onore che il disonore, più la vita lunga piuttosto che quella breve, e così in tutto il resto»”.[69] Il Papa ci fa anche notare che nel brano parallelo del Vangelo di San Luca (6,20), non si parla di “poveri in spirito”, ma semplicemente di poveri “e così ci invita anche a un’esistenza austera e spoglia. In questo modo, ci chiama a condividere la vita dei più bisognosi, la vita che hanno condotto gli Apostoli e in definitiva a conformarci a Gesù, che «da ricco che era, si è fatto povero» (2 Cor 8,9). Essere poveri nel cuore, questo è santità”. [70].
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
O Padre, tu hai voluto che il tuo Verbo si facesse carne nel grembo della Vergine Maria: concedi a noi che professiamo la fede nel nostro Redentore, vero Dio e vero uomo, di essere partecipi della sua natura divina. Amen
Ed oggi, un qualsiasi gesto in più di generosità. Buona giornata
PG&PGR