Carissimi,
ieri Santa Teresina di Lisieux ci diceva che “ogni nostra giustizia è imperfetta agli occhi del Signore”. Il Papa afferma con decisione: “Questa è una delle grandi convinzioni definitivamente acquisite dalla Chiesa, ed è tanto chiaramente espressa nella Parola di Dio che rimane fuori da ogni discussione”. Tutti i grandi santi hanno avuto, prima di tutto, l’umiltà di riconoscersi imperfetti agli occhi del Signore; anche quelli che hanno condiviso con Gesù Cristo la sua missione terrena: San Pietro, dopo il miracolo della pesca straordinaria esclama: «Signore allontanati da me che sono un peccatore», e proprio in forza di questa umiltà si sentirà rispondere: «Non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini»(Cfr Lc 5, 8b.10b). Cosa poteva temere Pietro? Quello di non essere all’altezza della missione alla quale veniva chiamato. Ma chi di noi può non temere di fronte a qualcosa di importante che gli viene affidata? E ancor più all’opera che Dio stesso gli affida? Continua Francesco, papa: “Così come il supremo comandamento dell’amore, questa verità dovrebbe contrassegnare il nostro stile di vita, perché attinge al cuore del Vangelo e ci chiama non solo ad accettarla con la mente, ma a trasformarla in una gioia contagiosa”. Gioia contagiosa! Una espressione tipica che caratterizza coloro che scoprono la gioia di aver incontrato il Cristo e sanno trasmetterla agli altri. Anche questo è un dono gratuito di Dio e, aggiunge il Pontefice: “Non potremo però celebrare con gratitudine il dono gratuito dell’amicizia con il Signore, se non riconosciamo che anche la nostra esistenza terrena e le nostre capacità naturali sono un dono”. Il problema grande di noi uomini e donne del XXI secolo è quello di non saper riconoscere umilmente che tutto è dono di Dio (a cominciare dalla nostra stessa vita) e tutto il nostro operare in seno alla comunità e alla società. Ma un dono, per essere apprezzato e condiviso, ha bisogno, in prima istanza, di essere riconosciuto come tale: ” Abbiamo bisogno di «riconoscere gioiosamente che la nostra realtà è frutto di un dono, e accettare anche la nostra libertà come grazia. Questa è la cosa difficile oggi, in un mondo che crede di possedere qualcosa da sé stesso, frutto della propria originalità e libertà».[55] Diverse volte, leggendo San Francesco di Sales, abbiamo trovato l’invito a saper rinunciare anche alla nostra libertà per dare maggior spazio all’opera che Dio vuole compiere attraverso di noi. Qualcuno potrebbe obiettare: ma il libero arbitrio non ci è stato dato da Dio? Certamente, ma questo è un dono al quale si può rinunciare per far posto alla grazia che ci chiede di andare oltre. San Giuseppe, del quale domani celebreremo la solennità, era un uomo giusto, ma supera con l’amore la giustizia imposta dalla legge di Mosè. Egli sa bene che il suo dovere di ebreo osservante sarebbe quello di denunciare la sua sposa, MA (anche se il testo ufficiale usa la congiunzione “e”) non vuole farlo. L’amore, in lui, supera la giustizia e permette che il Figlio di Dio abbia un padre terreno, legale (Cfr Mt 1,18-22).
Preghiamo
Signore non riusciamo a vedere al di là del nostro naso e come potremo superare i tanti ostacoli che incontriamo sul nostro cammino? San Giuseppe, padre saggio e prudente, ci sia di esempio e interceda per tutti noi. Amen
Ed oggi un pensiero particolare rivolto a San Giuseppe. Buona giornata, buona festa di questo grande santo e buona domenica,
PG&PGR
P.S. E visto che domani ci riposeremo, in anticipo, auguri a tutti i Giuseppe e tutte le Giuseppina che conosciamo nonchè a tutti i papà.