Carissimi,
pensiamo sia utile iniziare con una piccola “rivoluzione” invertendo i primi due numeri dell’Esortazione apostolica; questo ci permetterà di comprendere meglio il resto. Al numero 2 il Papa sembra volerci mettere a nostro agio, rassicurarci sul suo vero obiettivo e dice: “Non ci si deve aspettare qui un trattato sulla santità, con tante definizioni e distinzioni che potrebbero arricchire questo importante tema, o con analisi che si potrebbero fare circa i mezzi di santificazione. Il mio umile obiettivo è far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale, con i suoi rischi, le sue sfide e le sue opportunità. Perché il Signore ha scelto ciascuno di noi «per essere santi e immacolati di fronte a Lui nella carità»[2] (Ef 1,4)”. Testi di tanti Dottori della Chiesa e illustri maestri hanno trattato questo argomento, ma leggerli…che fatica! Il Nostro (cambia l’autore ma non il nome J) nella semplicità, schiettezza ed umiltà che lo caratterizza vuole, innanzitutto, richiamare la nostra attenzione sulla vocazione alla santità che tutti, attraverso il Battesimo e gli altri sacramenti, abbiamo ricevuto, per viverla nel mondo di oggi, con tutto ciò che comporta, rischi, sfide e opportunità. La citazione della lettera agli Efesini ci ricorda che non siamo stati noi a scegliere il Signore, ma Lui ha scelto noi. Torniamo ora all’inizio “ufficiale” dell’Esortazione: «Rallegratevi ed esultate» (Mt 5,12), dice Gesù a coloro che sono perseguitati o umiliati per causa sua. Il Signore chiede tutto, e quello che offre è la vera vita, la felicità per la quale siamo stati creati. Egli ci vuole santi e non si aspetta che ci accontentiamo di un’esistenza mediocre, annacquata, inconsistente. In realtà, fin dalle prime pagine della Bibbia è presente, in diversi modi, la chiamata alla santità. Così il Signore la proponeva ad Abramo: «Cammina davanti a me e sii integro» (Gen 17,1) [1]. Sono parole molto chiare, decise, schiette e, a dire il vero, anche un po’ “scomode”. Non danno adito ad interpretazioni o accomodanti mettendo bene in evidenza il fine per il quale siamo stati creati: amare Dio e il prossimo, senza “se” e senza “ma”. In questo consiste la vera vita, la vera felicità. Sono anche, come dicevamo, parole scomode, che infastidiscono il nostro “quieto vivere”, che impegnano troppo soprattutto quando ci si accontenta di una vita cristiana vissuta un po’ “all’acqua di rose”. I Santi, come diciamo spesso, sono quelli che non si sono accontentati. Citando il libro della Genesi, il testo ci fa risalire all’alleanza che Dio conclude con Abramo, nostro padre nella fede, invitandolo a camminare davanti a Sé nell’integrità e cioè nell’onestà, nella rettitudine, nella fede. Questo stesso invito il Signore lo rivolge ad ognuno di noi.
Preghiamo
Signore, Tu ci hai creati e scelti per essere testimoni del Tuo amore per l’umanità. Aiutaci a superare le nostre resistenze, la nostra pigrizia, le nostre “schiavitù”. Amen
Ed oggi, qualche momento in più per ripensare sul come essere santi nel nostro quotidiano. Buona giornata,
PG&PGR