Carissimi,
affrontiamo oggi la prima sezione dell’ultimo capitolo dell’Introduzione alla vita devota che coincide con la memoria (per noi Oblati “solennità”) di San Francesco di Sales che, proprio in questo giorno, vuole offrirci “Tre ultimi e importanti consigli per questa Introduzione”. Prima di addentrarci nel testo, crediamo opportuno sottolineare che tutta questa meravigliosa opera rimane una “introduzione”, una sorta di avviamento alla devozione, alla riscoperta del proprio cristianesimo. Il resto dobbiamo “scriverlo” noi. Andiamo ora al testo. Facendo riferimento alla “promessa” di cui abbiamo parlato nel capitolo XX della Prima parte (era il 1° marzo), ecco il primo consiglio: “Il primo giorno di ogni mese rinnova la promessa che si trova nella prima parte, dopo la meditazione, e ad ogni momento prometti di volerla mantenere, e dì con Davide: Mai, per tutta l’eternità, dimenticherò le tue giustificazioni, mio Dio, perché in quelle mi hai dato la vita. E quando avvertirai qualche cedimento nella tua anima, prendi in mano la tua promessa, prostrati con grande spirito di umiltà e pronunciala con tutto il cuore e proverai un grande sollievo”. Le parole del salmo 119 (v.93), dovrebbero risuonare spesso nel nostro cuore. Come sarebbe bello se i coniugi, nei momenti di “maretta”, rispolverassero la memoria con le promesse matrimoniali riguardanti la libertà della scelta, l’impegno nell’amore reciproco e nell’accoglienza dei figli e alle quali hanno risposto per tre volte “Sì, lo voglio”. Sarebbe una bella “auto catechesi”! Il secondo riguarda l’impegno nel voler vivere coraggiosamente e apertamente da veri cristiani: “Fa’ aperta professione di voler essere devota; non ti dico di essere devota, ma di volerlo essere, e non vergognarti degli atti comuni che si richiedono per condurci all’amore di Dio. Ammetti con franchezza che ti sforzi di meditare, che preferiresti morire che peccare di nuovo gravemente, che vuoi frequentare i sacramenti e seguire i consigli del tuo direttore, anche se non e sempre necessario farne il nome, e questo per molte ragioni”. La testimonianza esige anche l’umiltà di riconoscere la nostra difficoltà a vivere il Vangelo fino in fondo; al tempo stesso è un atto di coraggio nei confronti della mentalità del “mondo” e il superamento di quella strana cosa che va sotto il nome di “rispetto umano, vera piaga morale di molti cristiani perché impedisce di “uscire allo scoperto”. Continua, infatti, il nostro: “Questa franchezza nel confessare che vogliamo servire Dio e che ci siamo consacrati al suo amore con speciale affetto è molto gradita alla divina Maestà la quale non vuole che abbiamo vergogna di Lui e della Croce”. Non dimentichiamo le parole del Salvatore: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi (Lc 9,26)”. Certamente, quando si è veramente intenzionati a seguire il Cristo, il tentatore mette in moto la sua “arte” per attirarci dalla sua parte; lo ha fatto con tanti fratelli e sorelle santi. Ma Francesco si incoraggia dicendo: “Respingi le molte carezze che il mondo vorrebbe farti per tirarti dalla parte opposta; il nostro buon nome ci obbliga a continuare”. Se quel “obbliga” ci disturba, possiamo sostituirlo con “aiuta” e rileggere la frase in questo modo: “…il nostro buon nome, cioè il nostro stesso essere cristiani, attraverso l’azione dello Spirito, ci aiuta a continuare”. Va meglio così? Proseguendo in questo secondo consiglio il de Sales aggiunge: “I filosofi si proclamavano filosofi per poter essere lasciati vivere da filosofi, noi ci dobbiamo presentare come persone desiderose della devozione perché la gente ci lasci vivere devotamente. Se qualcuno ti dice che si può vivere devotamente senza praticare questi consigli e questi esercizi, non dire che non è vero, ma rispondi amabilmente che la tua infermità è tale che richiede aiuti maggiori e sostegni che agli altri non sono necessari”. Lasciamo stare i filosofi soffermandoci sulle “infermità”. Chi è convinto di godere ottima salute non ricorre al medico mentre chi avverte qualche sintomo particolare lo fa. In campo spirituale non sentire la necessità del Medico celeste o curarsi “fai da te”, oltre ad essere un atto di superbia, può essere veramente pericoloso. I Farisei facevano la stessa cosa… A domani la conclusione del capitolo e, con esso, della Filotea.
Preghiamo con le parole della liturgia odierna
O Dio, Tu hai voluto che il santo vescovo Francesco di Sales si facesse tutto a tutti nella carità apostolica; concedi anche a noi di testimoniare sempre, nel servizio dei fratelli, la dolcezza del Tuo amore. Amen
Ed oggi, sull’esempio di Francesco, un po’ più di dolcezza con tutti. Buona giornata,
PG&PGR