Carissimi,
è domenica e non abbiamo voluto far cadere nel silenzio il quarto giorno della Novena: Siamo all’ultima sezione del capitolo II. Invitandoci a riflettere sul momento in cui si è deciso di “far pace con Dio” o a lasciargli maggior spazio nella nostra vita, Francesco sottolinea: “Se è avvenuto nella vecchiaia, Filotea, è una grande grazia che, dopo aver abusato della sua grazia negli anni precedenti, Dio abbia voluto chiamarti prima della morte e abbia fermato la tua corsa alla rovina, nel tempo in cui, se non fosse intervenuto, ti saresti resa eternamente infelice”. Ci viene in mente un episodio della vita di San Giovanni Bosco relativa all’opposizione dei potenti, incontrata nel realizzare la sua opera. Uno di questi (forse il Prefetto di Torino), sostenitore di tale opposizione, sul letto di morte, mandò a chiamare il santo per chiedergli perdono per il male che gli aveva procurato, per ricevere i sacramenti e per consigliarlo su come evitare i provvedimenti anticlericali che il governo del tempo si accingeva a mettere in atto. Di questi esempi di “conversioni in extremis” ce ne sarebbero tanti altri, ma soprassediamo per lasciare più di spazio ad un’altra considerazione che il de Sales ci invita a fare: “Considera gli effetti di questa chiamata: penso che troverai in te dei cambiamenti in meglio, se confronti quello che sei con quello che eri. Non ti sembra una cosa buona saper parlare con Dio nell’orazione, trovare felicità nella volontà di amarlo, aver calmato e pacificato molte passioni che ti tormentavano, aver evitato molti peccati che opprimevano la tua coscienza e, infine, aver fatto la Comunione tanto più spesso, unendoti così a quella perenne sorgente di grazia? Grandi sono quelle grazie! Devi pesarle sulla bilancia del cammino verso Dio”. Torna poi a citare il libro dei Salmi (118) ed aggiunge: “E’ la mano destra di Dio che ha operato tutto ciò. La mano buona di Dio, dice Davide, ha fatto prodigi, la destra mi ha sollevato. Non morirò, ma vivrò e racconterò con il cuore, con la bocca e con le opere le meraviglie della tua bontà”. Veramente la bontà di Dio non ha confini, non si lascia scoraggiare dalla nostra testardaggine, dai nostri peccati e sa attendere. Dio è Amore, e Carità infinita e vogliamo dirlo parafrasando parte del testo della Prima lettera ai Corinzi (13,4-8): Dio è paziente, è benigno, non è invidioso come il maligno…rispetta le nostre scelte e i nostri tempi… non cerca il suo interesse, ma il nostro; non si adira e non tiene conto del male del quale ci siamo resi colpevoli; è il Giusto per eccellenza e dunque assoluta Verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Tutto passerà, ma l’amore di Dio non avrà mai fine. Francesco conclude il capitolo invitandoci a ringraziare Dio per la sua bontà: “Dopo tutte queste considerazioni, che, come vedi, ti arricchiscono di santi affetti, devi concludere semplicemente con un ringraziamento e una preghiera affettuosa per ricavarne frutto, ritirandoti con umiltà e grande confidenza in Dio”. E noi accogliamo con gioia questo invito.
Preghiamo con le parole della liturgia del 19 dicembre
O Dio che, con il parto della santa Vergine, hai rivelato al mondo lo splendore della tua gloria, fa’ che veneriamo con fede viva e celebriamo con fervente amore il grande mistero dell’incarnazione. Amen
Ed oggi un piccolo esercizio: provate a parafrasare l’inno alla Carità applicandolo a voi stessi. Buona domenica,