Carissimi,
partiamo all’attacco di un nuovo capitolo, il VI, dal titolo, che sa molto di monito: In che modo la tentazione e la dilettazione possono essere peccato”. Francesco di Sales ci ha già detto che, di per sé, la tentazione non costituisce peccato, cioè mancanza nei confronti della Legge di Dio; ma questo è vero solo se la si combatte, se non ci si lascia vincere dalla curiosità e dal desiderio. Non dimentichiamo che esistono anche i “peccati di pensiero”. Riprendendo l’ipotetico esempio che ci era stato proposto all’inizio del terza capitolo, il de Sales dice: “La principessa, di cui abbiamo parlato, non può nulla contro la proposta disonesta che le viene fatta, giacché, come abbiamo supposto, le giunge suo malgrado. Se, al contrario, con qualche civetteria avesse dato motivo alla proposta, con cenni d’intesa a colui che la corteggia, senza dubbio sarebbe responsabile della proposta; e anche se ora si comportasse innocentemente, meriterebbe ugualmente biasimo e punizione.” Non è poi così improbabile che, mancando di prudenza, ci si metta in situazioni di “pericolo”. Gesù stesso ha raccomandato ai suoi di essere prudenti come serpenti e semplici come le colombe (Cfr Mt 10,16b). Continua, infatti il Nostro: “Può capitare qualche volta che la sola tentazione ci metta in peccato, perché ne siamo la causa. Per esempio, so che se gioco, mi adiro facilmente e bestemmio e che il gioco mi è di trampolino a quei peccati: io pecco tutte le volte che gioco e sono colpevole di tutte le tentazioni che mi capiteranno nel gioco.” La prudenza, quando si affronta un sentiero impervio in montagna o una nuotata nel mare un po’ agistato, è sempre d’obbligo, anche per i più esperti scalatori o nuotatori. E in caso di qualche disavventura dovuta all’imprudenza, non saranno la montagna o il mare ad essere responsabili. Egualmente: “Se so che certe conversazioni mi portano alla tentazione e alla caduta, e io mi ci metto ugualmente, senza dubbio sono colpevole di tutte le tentazioni che vi incontrerò.” Non sottovalutiamo la facilità con la quale si può passare dal pensiero all’azione!. E questo non è valido solo per quelle tentazioni che riguardano…beh, ci siamo capiti!. Ogni pensiero (dilettazione), anche soltanto “accarezzato”, che si oppone alla legge dell’amore di Dio e del prossimo, deve essere evitato: “Quando la dilettazione che deriva dalla tentazione può essere evitata, accettarla è sempre peccato nella misura che il piacere che ci si trova e il consenso che le si dà è più o meno pieno, persistente nel tempo o solo di breve durata.” L’onestà, in tutti i suoi aspetti, è frutto, dice ancora Francesco, della non adesione del cuore e del corpo a determinate tentazioni che possono far “capoccella” nella nostra mente. Ma nel caso in cui questa opposizione dovesse mancare: “Quando dunque sarai tentata a qualche peccato, pensa se hai dato volontariamente motivo a quella tentazione; in tal caso la tentazione è già peccato, per il pericolo nel quale ti sei gettata. Questo va detto per quando potevi facilmente evitare l’occasione e l’avevi prevista, o almeno avresti dovuto prevederla.” Si deve fare attenzione anche quando la tentazione si presenta come una ricerca di un “alibi” per giustificare azioni o pensieri che nulla hanno a che fare col comportamento corretto che noi cristiani, in primo luogo, siamo tenuti a tenere. E questa è una tentazione ancora più grande.
Preghiamo
Signore, spesso i tuoi pensieri non sono i nostri pensieri: “i pensieri dei giusti sono equità, i propositi degli empi sono frode”. Aiutaci ad avere sempre propositi giusti e santi a gloria del Tuo nome. Amen
Ed oggi impegniamoci maggiormente affinché tutti i nostri propositi siano secondo il cuore di Dio. Buona giornata,
PG&PGR
P.S.
Il mese di novembre inizia con un velo di tristezza: come molti già sanno, il Papa ha chiamato il nostro Vescovo di Settore e Vicegerente della Diocesi di Roma, Sua Eccellenza Monsignor Gianpiero Palmieri a servire la Chiesa come Vescovo della Diocesi di Ascoli Piceno. Anche a coloro che sono lontani da Roma e non lo hanno conosciuto, chiediamo una preghiera particolare per don Gianpiero che in questi pochi anni ha saputo essere, in particolare per tutti noi preti del Settore Est, una guida sicura, un amico sempre presente, un fratello generoso. Ai fedeli della Diocesi marchigiana quella di Roma “regala” un Pastore “con i fiocchi”. Ma non possiamo nascondere il rammarico di perdere un uomo, un prete, un Vescovo che ha saputo amare e farsi amare. E noi, di San Francesco di Sales, lo sappiamo molto bene! Il Signore lo accompagni e lo illumini in questo suo nuovo servizio.