Carissimi,
a conclusione del XII capitolo Francesco di Sales suggerisce anche degli atti esteriori per combattere la tristezza interiore: “Compi atti esteriori di fervore, anche se non ci trovi alcuna attrattiva: abbraccia il Crocifisso stringendolo al cuore, baciagli i piedi e le mani, alza gli occhi e le mani al cielo, indirizza la tua Voce a Dio con parole di amore e di fiducia simili a queste: Il mio Amore è mio e io sono sua. Il mio Amore è come un mazzetto di mirra che riposa sul mio seno. I miei occhi si posano su di te, o mio Dio, e dicono: Quando mi consolerai? 0 Gesù, sii Gesù per me; Viva Gesù, e anche la mia anima vivrà. Chi mi separerà dall’amore del mio Dio? E simili.” Se tutto questo, a noi uomini e donne del XXI secolo, sembra troppo “remoto”, sdolcinato, da persone col “collo storto”, come abbiamo già detto ieri, sentiamoci liberi di usarne altre più vicine a noi. Vorremmo, però, salvaguardare l’ultima che ci riporta al brano di Romani 8,35: se la nostra fede è forte neanche tutte le sofferenze e le preoccupazioni, che sono sempre causa di tristezza, potranno separarci dall’amore di Dio. Non arricciamo il naso di fronte al consiglio che Francesco aggiunge: “La disciplina moderata è buona contro la tristezza, perché questa mortificazione esteriore volontaria, chiama la consolazione interiore e l’anima, provando dolori dal di fuori, si distrae da quelli che l’affliggono di dentro.” Qualche piccola penitenza, qualche privazione, un po’ più di tempo da dedicare alla preghiera non possono che farci bene. Certamente ricorderete che nel mese di agosto la liturgia ci ha riproposto il discorso del “Pane di vita” (Gv 6): Gesù, scandalizzando i giudei, si autodefinisce “pane di vita disceso dal cielo”, sostegno della vita presente e pegno sicuro per quella eterna. In forza di questo il de Sales afferma che “la frequenza alla Santa Comunione è ottimo rimedio; perché questo pane celeste dà forza al cuore e gioia allo spirito.” E con riferimento al sacramento della Riconciliazione aggiunge: “Manifesta tutti i tuoi sentimenti, gli affetti, i pensieri alla tua guida e confessore, con umiltà e sincerità; cerca la conversazione di persone spirituali e frequentale più che puoi in tali circostanze.” Prosegue, con un chiaro riferimento a ciò che dice San Pietro (1Pt 1,6-7): “In conclusione, rimettiti tra le mani di Dio, e preparati a sopportare con pazienza questa fastidiosa tristezza, come giusta punizione per le tue stupide gioie; e sii certa che Dio, dopo averti messa alla prova, ti libererà da questo male.” Se la parola “punizione” non ci piace (sinceramente non piace neanche a noi!), sostituiamola tranquillamente con “correzione amorevolmente paterna”…Francesco non si offenderà!
Preghiamo
Signore, quando la tristezza è di ostacolo al Tuo amore, liberaci; quando il nostro cuore fa fatica a gioire, liberaci; quando stentiamo nel seguire la Tua Parola, liberaci; quando il nemico assale, liberaci. Amen
Ed oggi? Trasformiamo la nostra giornata in un inno di ringraziamento a Cristo Re dell’universo che celebreremo solennemente domani e che vuole liberarci da tutte le nostre catene. Buona solennità,
PG&PGR