4 Ottobre 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

all’inizio di questa settima sezione del capitolo XXXVIII Francesco di Sales si lascia andare, in modo quasi poetico, ad una considerazione che, oggi, potrebbe farci sorridere, ma… anche riflettere: “Ci sono donne, sia dell’antichità che dei nostri tempi, che hanno l’abitudine di portare pendagli con un certo numero di perle alle orecchie, per il piacere di sentirle tintinnare, una contro l’altra, almeno così dice Plinio! Ed ora, se permetti, ti dico il mio parere: io so che Isacco, grande amico di Dio, mandò a Rebecca, come primo segno del suo amore, degli orecchini; penso che quell’ornamento mistico voglia significare che la prima cosa che un marito ha il diritto di aspettarsi dalla moglie, e che la moglie deve gelosamente conservare per lui, è l’orecchio; non deve lasciarvi entrare alcuna parola o altro, al di fuori del dolce tintinnio pieno d’amore, fatto di parole caste e pudiche, figurate nelle perle orientali del Vangelo: bisogna ricordarsi sempre che le anime sono avvelenate per le orecchie, come il corpo per la bocca.” Cosa significa questa ultima affermazione? Può trovare un riscontro valido anche ai nostri giorni? Crediamo proprio di sì in quanto siamo convinti che il de Sales voglia, con queste parole, sottolineare l’importanza dell’ascolto facendo ben attenzione a non lasciarsi contaminare dalle “malelingue” (non mancano mai!) che “seminano zizzania e avvelenano le anime”. Prosegue il de Sales: “L’amore e la fedeltà unite insieme generano sempre libertà e confidenza; ecco perché i Santi e le Sante nel matrimonio hanno usato di molte reciproche carezze, carezze piene d’amore, ma caste; tenere, ma sincere.” Sono tante le coppie di coniugi “santi o beati” e tra loro non saranno certamente mancate carezze caste, sincere, piene di tenerezza. Ma cosa c’è di più bello? Quale grande testimonianza di amore e fede danno quei coniugi che, anche dopo tanti anni di matrimonio, continuano a vivere la loro storia d’amore come se fosse il primo giorno! E di queste, ve lo assicuriamo, per grazia di Dio, ce ne sono ancora tante. Tornando poi all’esempio di Isacco e Rebecca Francesco aggiunge: “Isacco e Rebecca, la coppia più casta dell’antichità, furono visti dalla finestra mentre si accarezzavano in tale maniera che, benché non ci fosse nulla di disonesto, Abimelech concluse che non potevano essere che marito e moglie.” Il discorso prosegue con un riferimento a San Luigi IX che “rigorosissimo con se stesso, era tenerissimo con la moglie, tanto da meritare quasi di essere richiamato per le carezze eccessive; penso che piuttosto avrebbe meritato una lode per il modo con il quale sapeva dimenticare il suo spirito militare e coraggioso per far posto a quelle piccole attenzioni che hanno il pregio di conservare l’amore coniugale”. Non crediamo di essere irrispettosi, o addirittura blasfemi, nel pensare alla tenerezza di San Giuseppe verso la Vergine Maria, sua sposa, con sguardi pieni di amore e qualche casta carezza su quel ventre che custodiva il Figlio di Dio. Il testo continua con altre considerazioni ed esempi che preferiamo rimandare a domani. Non possiamo però non ricordare la festa odierna in cui la Chiesa celebra San Francesco d’Assisi. Con le parole della liturgia…

…Preghiamo

O Dio, che nel Serafico Padre san Francesco, povero e umile, hai offerto alla tua Chiesa una viva immagine dei Cristo, concedi a noi di seguire il tuo Figlio nella via del Vangelo e di unirci a te in carità e letizia.  Amen

Oggi l’invito è particolarmente rivolto ai coniugi, giovani e “attempati”: riscoprite il valore della tenerezza. Buona giornata,

PG&PGR

P.S. Tanti auguri di buon onomastico a tutti i Franceschi e le Francesche che conosciamo.