Carissimi,
“se il gioco degenera in ludopatia diventa una tragedia”. Il messaggio di ieri terminava con queste parole! La malattia del gioco, vera piaga sociale, era già presente nella società del XVII secolo, coinvolgendo tutti i ceti sociali ma, in modo particolare, l’alta borghesia e la nobiltà. Anzi, da quanto si legge su riviste specializzate, sembra che l’essere esperti nei giochi con le carte, con i dadi e con la scacchiera, fosse una specie di lasciapassare per gli ambienti “bene” dell’epoca e che, spesso, intere famiglie nobili si siano ridotte sul lastrico a causa del gioco. Anche oggi, purtroppo, assistiamo allo stesso fenomeno. Francesco di Sales, dopo aver parlato dei benefici di un po’ di svago, sente il dovere di metterci “sul chi vive” nei confronti delle esagerazioni: “Dopo che hai giocato cinque o sei ore agli scacchi, ti trovi stanco morto e vuoto nello spirito; se giochi a lungo a pallacorda, non ti diverti, ma ti ammazzi di fatica.” Quando poi quello che era considerato un passatempo assume la dimensione di “gioco d’azzardo” le cose si complicano ulteriormente: “Se poi la posta, ossia ciò che si mette in palio, è troppo alta, si altera la serenità dei giocatori.” Se trasportiamo questa affermazione ai nostri giorni, quella “serenità alterata dei giocatori”, in tanti casi, diventa un vero e proprio accanimento che può portare anche ad epiloghi drammatici. E purtroppo, su questo, la cronaca non ci smentisce. Continua il Nostro: “Inoltre, mi sembra un’ingiustizia mettere grossi premi per la destrezza e l’inventiva in cose di così poca importanza, anzi, direi di nessuna utilità, come il gioco.” Pensiamo anche al “monte premi” delle varie lotterie, nazionali e non, o dei vari giochi del tipo “gratta e vinci”! Quanta gente, illusa da facili guadagni, dal volere arrotondare la pensione o lo stipendio. non ha ancora compreso che il gioco d’azzardo è solo un miraggio che svanisce presto: delusi e…senza denaro! Ma sono molti, troppi, quelli che ci riprovano…! Il de Sales termina questo capitolo con una raccomandazione validissima anche oggi: “Ma soprattutto, Filotea, sta attenta a non impegnare il tuo affetto; un gioco sarà onesto fin che vuoi, ma metterci dentro il cuore e il proprio affetto è sempre male! Non dico che non si debba provar piacere mentre si gioca, non sarebbe più un divertimento, ma ti dico di non impegnarci il cuore per desiderarlo, perderci tempo e agitarti.” L’invito ci sembra oltremodo chiaro: non lasciarsi intrappolare da quei divertimenti che, a lungo andare, possono causare dipendenza se non addirittura schiavitù.
Preghiamo
Signore non permettere che il demone del gioco abbia la meglio sui Tuoi figli. Donaci la capacità di ribellarci, di combattere e di sconfiggere il male anche quando si presenta sotto le ingannevoli spoglie del divertimento. Amen
Se conosciamo qualcuno ammalato di ludopatìa, spendiamo qualche parola buona e preghiamo per lui/lei. Buona giornata,
PG&PGR
Oggi ricorre il 2.042° (più o meno) compleanno della Nostra Madre del Cielo. Un’Ave Maria in più.