Carissimi,
siamo alla terza sezione del capitolo XXXVI e Francesco continua nel sottolineare ciò che spesso, nel nostro animo, si oppone all’essere giusti e ragionevoli e avrete senz’altro notato che egli parla in prima persona plurale (noi!) includendo, perciò anche se stesso. Non si presenta come il maestro che si limita ad insegnare, ma come chi, pur insegnando, è cosciente di avere ancora molto da imparare. Il suo discorso continua: “Esigiamo con scrupolo i nostri diritti, ma pretendiamo che gli altri siano remissivi nel chiedere i loro; conserviamo il nostro posto con puntiglio, ma vogliamo che gli altri siano umili e condiscendenti; ci lamentiamo con facilità del prossimo, ma poi guai se uno si lamenta di noi! Quello che facciamo per gli altri ci sembra sempre tanto, ciò che gli altri fanno per noi, nulla, almeno ci sembra.” Crediamo bene soffermarci un momento su questo brano: è lecito, anzi, doveroso reclamare il propri giusti diritti, ma lo è altrettanto il rispettare quelli altrui: diritti e doveri vanno di pari passo; è anche lecito voler conservare la propria posizione sociale quando è raggiunta onestamente e con serietà, ma lo stesso discorso lo dobbiamo fare anche nei confronti del prossimo. E cosa dire delle critiche? Pronti a farle, ma in quanto all’accettarle…? Mettere a confronto quello che noi facciamo per gli altri con quello che essi fanno per noi è ingannevole e, oltretutto, rischierebbe di vanificare il nostro operato. Aggiunge, con un po’ di severità, il Salesio: “Assomigliamo alle pernici di Paflagonia che hanno due cuori: ne abbiamo uno dolce e cortese per noi, e uno duro, severo, intransigente per il prossimo. Usiamo due pesi: uno per pesare le nostre comodità, caricando il più possibile, l’altro per pesare quelle del prossimo, alleggerendo più che possiamo.” Per informazione: la Paflagonia è la regione dell’odierna Turchia che, nel suo versante settentrionale, si affaccia sul Mar Nero. Non abbiamo modo di verificare se quanto viene detto dal vecchio Plinio, dal quale Francesco attinge spesso, a proposito dei due cuori di questo tipo di volatile, risponda alla realtà, ma, tenendolo per buono, l’esempio calza perfettamente: non capita forse anche a noi di usare due cuori, cioè “due pesi e due misure”? Citando il libro dei Salmi (12,3) il Nostro dice che “le labbra ingannatrici hanno parlato in un cuore e in un cuore: con ciò vuol dire che hanno due cuori; avere due pesi: uno forte, per riscuotere e un altro leggero, per pagare, è cosa abominevole davanti a Dio.” Senz’altro, da un punto di vista biologico, possiamo respingere l’idea di avere due cuori (già è difficile farne funzionare uno!!!), ma non possiamo ignorare l’idea che, in noi, lo spirito del bene è sempre contrastato dal male. Siamo noi, attraverso il nostro libero arbitrio, a dover fare delle scelte.
Preghiamo
Signore, aiutaci a saper scrutare il nostro cuore; insegnaci a metterci in discussione per non far prevalere sempre il nostro punto di vista e per guardare agli altri con occhi e cuore benevoli. Amen
Ed oggi impegniamoci maggiormente a scoprire ciò che di buono c’è negli altri. Buona giornata,
PG&PGR