16 Settembre 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

quando sentiamo parlare di “mistica”, diciamocelo chiaramente, “storciamo” un po’ il naso; il pensiero va ai tanti santi “mistici” di cui è costellata la Storia della Chiesa e ce li immaginiamo, complice l’iconografia, sempre col volto disteso, sorridente, con gli occhi rivolti al cielo, dediti H24 alla preghiera e al rapporto spirituale con Dio…un po’ lontano dalla nostra realtà. E tutto questo è vero, ma fino ad un certo punto. In questa seconda sezione del capitolo XXXV Francesco di Sales ci presenta l’esempio di Santa Caterina da Siena, la mistica italiana più conosciuta (o meno sconosciuta!) e dice “Quando nella vita di S. Caterina da Siena ho letto tanti rapimenti ed elevazioni di spirito, tante parole di sapienza e persino di predicazioni tenute da lei, ho avuto la certezza che con quell’occhio di contemplazione aveva rapito il cuore dello Sposo celeste”. Certamente questa donna aveva un rapporto “speciale” con Dio, difficile da imitare per la maggior parte di noi. Ma facciamo bene attenzione a quel che aggiunge il de Sales, per nostra e sua consolazione: “Mi ha consolato nella stessa misura vederla in cucina girare umilmente lo spiedo, attizzare il fuoco, preparare il cibo, impastare il pane e fare tutti gli uffici più umili della casa, con un coraggio pieno di amore e di dilezione per il Signore.” Ve lo immaginate un artista del XIV secolo che ritrae la santa con una scopa in mano? Non avrebbe certamente incontrato il favore del popolo e tanto meno quello della Chiesa. Eppure avrebbe centrato egualmente, e in pieno, la sua personalità: la donna spirituale e pratica che ha saputo vivere l’unione intima col Creatore senza dimenticare quello con le sue creature. A questo proposito dice il Nostro: “Ho uguale stima per la piccola e semplice meditazione che faceva consacrandosi a quei compiti così umili e disprezzati, come per le estasi e i rapimenti così frequenti in lei, e che forse le furono concessi proprio in ricompensa di quell’umiltà e di quell’abiezione.” Vi ricordiamo che il termine “abiezione”, nel contesto degli scritti salesiani, indica l’umiltà profonda. E qui Francesco si lascia andare ad una considerazione che dovrebbe farci riflettere seriamente: “ Ecco com’era la sua meditazione: mentre preparava da mangiare per suo padre, pensava di prepararlo per Nostro Signore, come S. Marta; per lei sua madre le ricordava la Madonna; i fratelli, gli Apostoli. In tal modo pensava nel suo spirito di servire tutta la corte celeste e si adoperava in quei piccoli lavori con molta dolcezza, perché sapeva che quella era la volontà di Dio.” A questo punto dovremmo farci una domanda: a che cosa e a chi pensiamo noi quando, terminato l’orario di lavoro, siamo sommersi da tanti altri umili, e non remunerati, lavori casalinghi? Pulire, fare la spesa, cucinare, stare dietro ai bambini (e non!), ecc. Quante “benedizioni” distribuiamo a chi “sbadatamente” ha lasciato tutto in giro per la casa? Certamente questo acquisterebbe ben altro valore se fatto con amore, umiltà e spirito di servizio. Certo, se anche gli altri facessero la loro parte, non guasterebbe…!

Preghiamo

Signore aiutaci a lodarti e ringraziarti anche attraverso le piccole e umili occupazioni di tutti i giorni e insegnaci a riconoscere in tutto e in tutti il Tuo volto. Amen

Ed oggi, come direbbe Francesco, facciamo tutto per amore e nulla per forza. Buona giornata,

PG&PGR