Carissimi,
siamo alla quarta sezione di questo lungo capitolo XXIX e San Francesco di Sales, dopo aver “difeso” la solenne sbornia di Noè, l’incesto involontario di Lot e le impaurite imprecazioni di San Pietro, specifica che “per classificare uno vizioso o virtuoso bisogna che abbia fatto progressi e preso abitudini; è dunque una menzogna affermare che un uomo è collerico o ladro, perché l’abbiamo visto adirato o rubare una volta soltanto.” Il vizio e la virtù viaggiano su binari paralleli e per essere considerati tali, oltre all’occasionalità, bisogna tenere nella giusta considerazione le condizioni nelle quali azioni viziose e virtuose vengono compiute: non sarà certo l’aver “alzato un po’ il gomito” in una occasione particolare che ci farà diventare ubriaconi, ne l’aver dato qualche spicciolo ad un povero all’uscita della chiesa, che farà di noi un “eroe della carità”. “Ma anche se un uomo è stato vizioso per lungo tempo- continua – si rischia di mentire chiamandolo vizioso”. A sostegno di questo ci offre due esempi evangelici: quello della peccatrice pubblica (Lc 7,36-37) nel quale il fariseo Simone, detto il lebbroso, “chiamò Maddalena peccatrice, perché lo era stata prima; mentì, perché non lo era più, anzi era una santa penitente; e Nostro Signore la difese”; a questo fa seguito quello del fariseo vanesio (Lc 18,9-14) che “considerava grande peccatore il pubblicano, ingiusto, adultero, ladro; ma si ingannava, perché proprio in quel momento era giustificato.” Rileggendo i due testi appare subito evidente che Simone cade anche nel giudizio temerario nei confronti di Gesù (v.39) e il fariseo “santo” pecca di orgoglio e per questo non viene “giustificato” (v.14). Spesso, troppo spesso, il giudizio umano e la maldicenza non riescono a comprendere la misericordia di Dio verso il peccatore pentito. E il de Sales commenta: “Poiché la bontà di Dio è così grande che basta un momento per chiedere e ottenere la sua grazia, come facciamo a sapere che uno, che era peccatore ieri, lo sia anche oggi? Il giorno precedente non ci autorizza a giudicare quello presente, e il presente non ci autorizza a giudicare il passato. Solo l’ultimo li classificherà tutti.” Un’ottima lezione a questo proposito ci viene dalla Lettera di San Giacomo (4,11-12) che, invitando ad astenersi dallo sparlare e pronunciare giudizi, ricordando che solo a Dio spetta il giudizio, chiede ad ognuno di noi: “ma chi sei tu che ti fai giudice del prossimo?” Non si può certamente negare che tante persone si siano comportate male nel corso della loro vita. Ma anche sul giudizio verso questi, Francesco ci mette in guardia: “Non potremo mai dire che un uomo è cattivo senza pericolo di mentire. In caso che sia necessario parlare possiamo dire che ha commesso tale o tal’altra azione cattiva, che ha condotto una vita disordinata in tale periodo, che agisce male al presente; ma non è lecito da ieri tirare delle conclusioni per oggi, né da oggi per ieri, e ancor meno da oggi per domani.” Qualche esempio che confermi questo? Proviamo a pensare a San Paolo, a Sant’Agostino, a San Francesco di Assisi e tanti altri…
Preghiamo
Signore, chi può ritenersi giusto davanti a Te? Concedici la grandezza d’animo di saper guardare con misericordia a coloro che si allontanano dalla retta via e di pregare affinché possano ritrovarla. Amen
Ed oggi una preghiera in più per chi …sbaglia! Buona giornata,
PG&PGR