Carissimi,
quali sono, dunque, i due privilegi a cui accennava San Francesco di Sales in ciò che abbiamo letto ieri? Ecco la sua risposta: “Il primo è che non l’hai scelta tu, ma è la volontà di Dio che ti ha creata povera senza alcun concorso della tua volontà. Ora ciò che riceviamo dalla volontà di Dio senza altri interventi, gli è gradito di più, se noi l’accettiamo di cuore e per amore della sua santa volontà; quando c’è poco di nostro, c’è molto di DIO. L’accettazione pura e semplice della volontà di Dio rende purissima la sofferenza.” Se allarghiamo la nostra visuale questo “privilegio” può comprendere anche la sofferenza provocata da una malattia. Quanti esempi abbiamo da parte di chi, accettando con pazienza cristiana le proprie sofferenze, ha risposto con fede a quel “sia fatta la tua volontà” che diciamo, a volte troppo velocemente e distrattamente, nella preghiera del Padre nostro! Il secondo privilegio è dovuto all’atteggiamento del prossimo, spesso oltraggioso e, addirittura violento, nei confronti del povero. Dice infatti il Nostro: “Il secondo privilegio di questa povertà è quello di essere povera sul serio. Una povertà lodata, corteggiata, stimata, aiutata e assistita assomiglia piuttosto alla ricchezza, o, perlomeno, non è povera del tutto; ma una povertà disprezzata, isolata, rinfacciata e abbandonata è veramente povera.” Purtroppo le cronache sono piene di episodi di violenza nei confronti dei più indifesi: bambini abusati, giovani sfruttati nei modi più vergognosi, anziani non autosufficienti maltrattati, “barboni” trattati come appestati, ecc.: la loro povertà è amplificata dal comportamento di alcuni che si sentono autorizzati a compiere, nei loro confronti, azioni che nulla hanno a che fare con l’essere uomo o donna. Il de Sales continua facendo una netta distinzione tra la condizione del povero “involontario” e quella di chi sceglie la povertà per rispondere ad una vocazione precisa: “Così è abitualmente la povertà della gente che vive nel mondo: non sono poveri perché l’hanno voluto, ma perché ci si sono trovati, e di questo non si tiene conto; e per il fatto che di questo non si tiene conto, la loro povertà è più povera di quella dei religiosi, benché, d’altra parte, questa abbia un valore più grande e raccomandabile, a motivo del voto e dell’intenzione per cui è stata scelta.” Per questi ultimi il solo lamentarsi delle limitazioni sarebbe un grave peccato contro un voto liberamente scelto: “Voler essere poveri e non volerne patire gli inconvenienti, è una pretesa assurda. E’ pretendere l’onore della povertà e gli agi delle ricchezze.” Essere poveri in spirito, precisa, non coincide con la condizione di povertà “economica”: si può essere poveri pur restando attaccati, col cuore, a quel poco che si ha e quindi non esserlo nello spirito. Per questo aggiunge: “Non lamentarti, dunque, cara Filotea, della tua povertà; ci si lamenta soltanto di ciò che ci dispiace; e se la povertà ti dispiace, non sei povera nello spirito, ma anzi ricca nel cuore.” E pensando, forse. al rifiuto di ospitalità che ha obbligato San Giuseppe e la Santa Vergine a far nascere il Salvatore in una stalla, invita Filotea a non lamentarsi neanche “di non essere aiutata come si dovrebbe; in questo consiste il valore della povertà. “ Non vergognarti di essere povera e di chiedere l’elemosina per carità; accetta con umiltà quello che ti verrà dato e sopporta l’eventuale rifiuto con dolcezza. Ricordati spesso del viaggio che la Madonna fece in Egitto per portare in salvo il Figlio, e quanto disprezzo, povertà e miseria dovette sopportare! Se vivrai così sarai molto ricca nella tua povertà.” Con questo ultimo pensiero termina non solo il XVI capitolo, ma tutta la sezione, iniziata nell’XI, che Francesco di Sales dedica all’Obbedienza, alla Castità e alla Povertà. Forse, finora, molti erano abituati a vedere questi “doni” come voti riservati a frati e suore. Ma essendo, appunto, DONI sarebbe stato restrittivo, da parte di Dio, riservarli ad un numero limitato (sempre più limitato!) di persone. Se è vero, COME E’ VERO, che sono “consigli evangelici”, sono aperti a tutti ed hanno un carattere universale.
Preghiamo
Grazie Signore! Attraverso questi ultimi incontri ci hai messo in grado di capire che tutti siamo chiamati all’obbedienza, alla castità e alla povertà. Dacci la forza di vivere profondamente, qualunque sia la nostra condizione, questi doni e di farne tesoro per la nostra testimonianza cristiana. Amen
Ed oggi? Viviamoli pensando che “oggi” è ogni giorno che il Signore ci dona. Buona giornata,
PG&PGR