Carissimi,
ricorderete che il capitolo precedente era intitolato “Come deve essere praticata la povertà reale rimanendo ricchi di fatto”; quello che iniziamo oggi, il XVI, che conclude il discorso di San Francesco di Sales sulla povertà, può essere considerato come il “rovescio della medaglia: “Come praticare la ricchezza di spirito nella povertà reale”. L’espressione “ricchezza di spirito” potrebbe aiutarci a comprendere meglio che cosa sia la “povertà in spirito” e chiarire anche la diversità che si riscontra tra il vangelo di Matteo (5,3) e quello di Luca (6,20). Il primo parla della beatitudine dei “poveri in spirito” mentre il secondo dice semplicemente “poveri”. Nonostante le diverse interpretazioni di teologi e biblisti, siamo convinti, e sembra esserlo anche Francesco, che i due evangelisti vogliano dire, in modi diversi, la stessa cosa e questo perché, quando il Signore parla di ricchezza e povertà, si riferisce allo stato interiore dell’uomo e non alla sua condizione “economica”. Per comprendere meglio ciò che si dirà di seguito, occorre chiarire bene il significato dei due termini povertà e miseria che, frequentemente ed erroneamente, vengono considerati sinonimi. San Tommaso d’Aquino, per chiarire questo equivoco, ci viene incontro dicendo che la povertà è la mancanza del superfluo mentre la miseria è mancanza del necessario. Gesù stesso, inviando gli Apostoli in missione, raccomanda loro di prendere con sé solo il necessario (Cfr Mc 6,7-9). Sperando che le idee siano un po’ più chiare, veniamo al testo della Filotea sottolineando, ancora una volta, che l’intenzione del Nostro è quella di rivolgersi a tutti, ricchi e poveri: “Se sei povera di fatto, cara Filotea, cerca di esserlo anche nello spirito; fa’ di necessità virtù, e considera la pietra preziosa della povertà per quello che vale. Il mondo non apprezza il suo splendore che rimane ugualmente meraviglioso e unico.” Considerare la povertà come una perla preziosa, francamente, non è facile e ci vuole coraggio a guardare ed imitare tanti esempi: “Coraggio, Filotea, sei in buona compagnia: Nostro Signore, la Madonna, gli Apostoli, tanti Santi e Sante sono stati poveri, pur avendo avuto la possibilità di essere ricchi, se l’avessero voluto. Quante persone del mondo, vincendo contrasti, a volte durissimi, sono andati alla ricerca, con un amore impareggiabile, di madonna Povertà nei chiostri e negli ospedali.” Facendo poi riferimento ad alcuni santi che, scegliendo la via della povertà per amore di Dio e del prossimo, hanno “sofferto” per imparare a viverla, il de Sales continua dicendo: “Per te, Filotea, la Povertà si è scomodata personalmente ed è venuta a trovarti; l’hai incontrata senza bisogno di cercarla nella sofferenza. Abbracciala perché è l’amica del cuore di Gesù Cristo, che è nato, vissuto e morto con lei vicino; per tutta la vita l’ha avuta per governante. La tua povertà, Filotea, ha due grandi privilegi che possono procurarti molto merito.” Ma quali possono essere questi privilegi? Per scoprirlo dobbiamo avere pazienza fino a domani. Per ora…
Preghiamo
Signore Gesù che hai detto di pregare il Padre chiedendo di darci anche il pane quotidiano, fa’ che non ci fermiamo solo a quello che sostiene il corpo, ma allarghiamo questa richiesta a quello che sostiene lo spirito per vivere più intensamente del Suo amore. Amen
Ed oggi proviamo a fare a meno di qualcosa che può essere superfluo. Buona giornata,
PG&PGR