Carissimi,
per diversi incontri futuri, dal capitolo XI al XVI, divisi in più parti, ci lasceremo guidare da San Francesco di Sales su un argomento che, in apparenza, sembra riguardare solo chi ha scelto di vivere il proprio cristianesimo nella vita religiosa o nel sacerdozio ministeriale; ma ci accorgeremo ben presto che i “consigli evangelici” dell’obbedienza, castità e povertà, in quanto espressione della carità, hanno valore universale ed esortano ogni cristiano/a a metterli in pratica. Prima di affrontare il tema dell’obbedienza (cap.XI), Francesco fa una sorta di presentazione generale dicendo: “Soltanto la carità ci eleva alla perfezione; ma l’obbedienza, la povertà e la castità sono i tre grandi mezzi per acquistarla. L’obbedienza consacra il nostro cuore, la castità il nostro corpo, e la povertà i nostri beni all’amore e al servizio di Dio: sono i tre bracci della croce spirituale, che poggiano sul quarto che è l’umiltà.” Evidentemente non si riferisce solo ai “voti pubblici” che vengono professati al momento dell’ingresso in un Ordine o Istituto religioso o dell’Ordinazione sacerdotale, e neanche ai “voti privati” di chi, per sua scelta, vuole impegnarsi in modo più profondo in tal senso anche nello stato laicale perché “il voto aggiunge sempre grazie e meriti a tutte le virtù”. Non è dunque necessario che assumano forma di “voto”, “l’importante – dice – è che siano vissuti” e aggiunge: “Quando sono legate al voto, soprattutto se pubblico, mettono l’uomo nello stato di perfezione; per metterlo invece semplicemente nella perfezione è sufficiente viverle.” Ma “perfezione” è un termine che può destare stupore quando è riferito all’uomo e per questo si affretta a dire: “C’è molta differenza tra lo stato di perfezione e la perfezione: tutti i vescovi e i religiosi sono nello stato di perfezione, ma non per questo sono nella perfezione, il che si vede anche troppo!” In questa ultima frase traspare una nota di tristezza e disappunto. Questo ci dice che, anche ai tempi di Francesco, la vita di tanti “pastori” non doveva essere troppo in sintonia col Vangelo, con l’insegnamento della Chiesa e le indicazioni del Concilio di Trento…per lo più, venivano disattese. Ci vengono in mente le parole del profeta Ezechiele (c. 34), quelle di Sant’Agostino e di tanti santi Papi, compreso Papa Francesco, a proposito dei “pastori che pascono se stessi”.
Preghiamo
Signore che a tutti i credenti chiedi di vivere la carità e l’umiltà attraverso l’ascolto e la pratica della Tua Parola: aiutaci ad essere più fedeli, più attenti e disponibili per essere maggiormente coerenti e credibili agli occhi del mondo. Amen.
E oggi…facciamoci qualche domanda in più…! Buona giornata,
PG&PGR