Carissimi,
dopo aver parlato, senza peli sulla lingua, della necessità della castità, nel capitolo che iniziamo oggi, il XIII, il nostro Francesco conclude l’argomento offrendo dei “Consigli per conservare la castità”. Ci permettiamo di sottolineare il verbo “conservare” cioè l’aver cura di qualche cosa di acquisito, a volte con fatica. In apertura ci viene rivolto un invito: “Filotea, tienti lontana dagli inganni e dagli allettamenti della sensualità. E’ un cancro che corrode impercettibilmente; e da inizi invisibili ti porta in breve a situazioni incontrollabili; è più facile evitarlo che guarirlo.” Quante volte abbiamo sentito dire, o abbiamo detto che “è meglio prevenire che curare”; saggio consiglio per i mali del fisico, ottimo per quelli dell’anima. Tre esempi ci vengono presentati per dimostrare con quanta facilità anche le cose buone, come il corpo e la sessualità, possono essere contaminate dal male: “I corpi umani assomigliano a vasi di vetro che non possono essere trasportati insieme senza porre qualche cosa tra l’uno e l’altro; senza tale precauzione, il rischio di mandarli in pezzi è molto grande. Anche la frutta ci può insegnare qualcosa: infatti anche se la frutta che trasporti è sana e matura al punto giusto, rischi di ammaccarla tutta sballottandola, se non metti qualcosa tra un frutto e l’altro. Anche l’acqua, per limpida che sia, quando la versi in un vaso, se ci mette il muso un animale sporco la sua limpidezza è svanita.” Ciò che segue ci autorizza a pensare che anche i contemporanei di Francesco non fossero esenti da quella “pratica” che oggi, con un termine inglese (tanto pe’ cambià!) viene denominato “petting”. Infatti dice: “Non permettere mai, Filotea, che qualcuno ti tocchi in modo screanzato, né per leggerezza, né per amicizia; è vero che, volendo, la castità può essere conservata anche in simili situazioni, che sanno più di leggerezza che di malizia; ma la freschezza del fiore della castità ne soffre sempre e ci perde qualche cosa. Se poi uno si lascia toccare in modo disonesto, è la fine totale della castità.” Inutile negarlo: una ciliegia tira l’altra! Spesso, in modo particolare dai giovani, ci viene posta la domanda: «Ma fino a che punto è lecito…?» Qualcuno, citando (a sproposito!) la famosa frase di Sant’Agostino “Ama e fa ciò che vuoi”, tenta di giustificare il proprio comportamento non troppo moralmente corretto. L’errore grossolano è quello di mettere l’accento su “fà ciò che vuoi” piuttosto che sull’imperativo “Ama”. Amare non è un gioco! Comporta un profondo impegno personale che, per il cristiano, trova la sua origine in Dio che è Amore (Cfr. 1 Gv 4) e Gesù Cristo, col dono della Sua vita ne è il testimone. Oltretutto, forse non tutti sanno che quella frase di Agostino, arbitrariamente e volutamente menomata di quell’AMA, è diventato il motto delle sette sataniste. Ma come rispondere, ai giovani (e non) con maggiore semplicità e in modo più diretto? «Comportatevi con naturalezza, esprimendo il vostro amore ma…come se foste in presenza dei vostri genitori o…davanti a noi! » Ma torniamo a Francesco che prosegue dicendo: “La castità ha la sua radice nel cuore, ma è il corpo la sua abitazione; ecco perché si perde a causa dei sensi esteriori del corpo e per i pensieri e i desideri del cuore. Guardare, ascoltare, parlare, odorare, toccare cose disoneste è impudicizia se il cuore vi si immerge e ci prende piacere.” Seguono altre citazioni bibliche e patristiche che riserviamo per domani in quanto crediamo che per oggi ci sia abbastanza materiale per ben riflettere.
Preghiamo
Signore del cielo e della terra, tu hai voluto affidare all’uomo quanto hai creato, beni materiali e spirituali. Non permettere che la nostra incuranza e il nostro egoismo continuino a deturpare la natura e la dignità umana. Amen
Ed oggi cerchiamo in noi qualche ragione in più per vivere cristianamente nell’Amore di Dio. Buona giornata,
PG&PGR