Carissimi,
oggi celebriamo la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e domani celebreremo la memoria del Cuore Immacolato di Maria: a questi due cuori ricolmi d’amore per l’umanità intera affidiamo le nostre speranze e le nostre angosce, le nostre gioie e i nostri dolori e l’intera nostra esistenza.
E riprendiamo, insieme a Francesco di Sales, il nostro discorso sull’obbedienza tenendo ben presente ciò che abbiamo detto ieri. Dopo aver riaffermato la necessità di fare ciò che ci viene chiesto, egli sottolinea che si deve, però, “fare i conti” con la prudenza e la carità, tanto nelle cose gradevoli o indifferenti, quanto in quelle “difficili, aspre e dure; quella sarà un’obbedienza perfetta”. E’ certamente più facile obbedire in quelle cose che non presentano particolari difficoltà o rinunce che a quelle che mettono a dura prova il nostro amor proprio, le nostre inclinazioni, le nostre convinzioni e, spesso la nostra pazienza. Potremmo qui citare l’esperienza di Abramo al quale Dio chiede il sacrificio del figlio Isacco (Gen 22,1-14). Francesco ci esorta: ”Obbedisci quando ti ordinano una cosa gradevole, come mangiare, prendere un po’ di ricreazione; può anche sembrare che non ci sia grande virtù ad obbedire in queste cose. E’ certo che sarebbe un difetto grave disobbedire. Obbedisci alle cose indifferenti, quali indossare un abito anziché un altro, passare per una strada anziché per un’altra, cantare o tacere; sarà un’obbedienza molto preziosa. Obbedisci nelle cose difficili, aspre e dure; quella sarà un’obbedienza perfetta. Obbedisci poi con dolcezza, senza repliche; con prontezza, senza ritardi; con gioia, senza tristezza; soprattutto obbedisci con amore, per amore di colui che, per amor nostro, si è fatto obbediente fino alla morte in Croce, e che, come dice S. Bernardo, preferì rinunciare alla vita piuttosto che all’obbedienza.” Anche per Nostro Signore, nella sua natura umana, è stato difficile obbedire alla volontà del Padre e l’agonia sofferta nell’orto degli Ulivi, la sera stessa del suo arresto, ce ne dà testimonianza (Cfr. Mt 26,36-42). Come avrete potuto notare, in questo capitolo, Francesco parla spesso dei “superiori”. Ma chi sono? Non pensiamo soltanto a quelle persone che occupano un “gradino” più alto nelle scale gerarchiche dei vari ambienti umani. Proviamo a considerare tali anche coloro che sono al nostro stesso livello o, addirittura, un “gradino” più basso. Soffermiamoci a riflettere su quanto deve essere tenuta in considerazione la dignità di ogni essere umano! Quanti drammi familiari, quante incomprensioni tra genitori e figli, quante liti con parenti e vicini di casa, quante divisioni negli ambienti lavorativi o in seno alle comunità potrebbero essere evitate! Il pensiero del Nostro a questo proposito è molto chiaro: “Per imparare ad obbedire con facilità ai tuoi superiori, accondiscendi senza difficoltà alla volontà dei tuoi pari, cedendo al loro parere in ciò che non ha nulla di male, lasciando da parte un comportamento litigioso ed aspro; adattati volentieri ai desideri dei tuoi inferiori nei limiti del ragionevole, senza prendere atteggiamenti intransigenti d’autorità, almeno finché si comportano bene.” E non crediate che per coloro che hanno pronunciato il “voto solenne” di obbedienza sia più facile osservarlo. Infatti dice ancora: “E’ falso credere che da religioso o da religiosa ci sarebbe più facile obbedire; sarebbe la stessa cosa. Se ora troviamo difficile ed arduo obbedire a coloro che Dio ci ha preposto, nulla cambierebbe mutando stato!” Come abbiamo già detto il voto di obbedienza è il più impegnativo da mettere in pratica…e di questo noi ne siamo testimoni. A domani la conclusione del capitolo.
Preghiamo
Signore insegnaci ad obbedire con gioia. Fa’ che il nostro amor proprio si pieghi alle necessità degli altri anche quando questo ci costa e trasformale Tu in un atto d’amore. Amen
Ed oggi chiediamoci quanto siamo disposti ad “obbedire” agli altri. Buona giornata,
PG&PGR