Carissimi,
riprendiamo il discorso di ieri. Andando avanti con la sua esposizione, Francesco di Sales riporta l’esperienza di Santa Paola, discepola di San Girolamo. Egli stesso racconta che “la sua cara figlia spirituale S. Paola, non solo era portata all’esagerazione, ma era testarda nella pratica delle mortificazioni corporali, fino a non volersi arrendere al parere contrario che il suo Vescovo, S. Epifanio, le aveva espresso al riguardo.” Sembrerebbe che Girolamo voglia criticare questo comportamento; invece lo giustifica in quanto, dice: “davanti a Gesù, che ella ha servito e che io voglio servire, affermo che non mento né pro né contro, come cristiano di una cristiana; voglio dire che io ne sto scrivendo la storia e non un panegirico; i suoi vizi sono virtù per gli altri.” Senza dubbio, commenta il de Sales, gli “scarti e i difetti di Santa Paola, sarebbero state virtù in un’anima meno perfetta”. Spiega questo concetto, un po’ difficile da comprendere, con un esempio: “In uno che esce dalla malattia è buon segno avere le gambe gonfie, perché dimostra che la natura ha già ripreso vigore e si sbarazza degli umori superflui; ma lo stesso sintomo sarebbe cattivo indizio in una persona non malata, perché starebbe ad indicare che la natura non ha sufficiente vigore per eliminare e assorbire gli umori.” Sinceramente non sappiamo quanto questa considerazione trovi riscontro nella medicina di oggi… Fidiamoci comunque di Francesco, ma in presenza di questi sintomi, sarà bene consultare il medico. Continua dicendo: “ Filotea, bisogna avere una buona opinione di quelli che vediamo impegnati nella pratica delle virtù, anche se frammiste a imperfezioni; anche i Santi le hanno praticate in tal modo.” Andando oltre, il Salesio, pur ribadendo che ci si deve impegnare molto seriamente nell’esercizio delle virtù, suggerisce anche la prudenza per non confidare troppo nelle nostre possibilità e nel nostro giudizio in quanto “ci sono alcune cose che molti considerano virtù, e invece non lo sono affatto! Bisogna che te ne parli in po’. Sono le estasi, i rapimenti, l’insensibilità, l’impassibilità, l’unione deificante, le elevazioni, le trasformazioni e simili perfezioni su cui si dilungano alcuni libri, che promettono l’elevazione dell’anima fino alla contemplazione puramente intellettuale, all’adesione essenziale dello spirito e alla vita superiore.” Lo stesso consiglio, con parole diverse, lo troviamo nel libro dei Proverbi (3,5-6) e dunque lasciamoci guidare maggiormente dallo Spirito di Dio per non confondere queste “perfezioni” con le virtù in quanto, queste, sono doni speciali di Dio che non possono essere concessi a tutti indistintamente. Certamente il Signore non fa discriminazioni, ma valuta le possibilità spirituali che ognuno di noi ha; si può servire e amare Dio anche senza questi doni particolari in quanto “non sono grazie che possono essere conquistate con lavoro e impegno perché, più che di azioni si tratta di passioni, che siamo in grado di ricevere, ma non di procurare.” Potremmo sintetizzare questo concetto dicendo, più semplicemente, che il Signore, nella sua bontà, conosce molto meglio di noi di “quale pasta siamo fatti” e quali siano, effettivamente, le nostre possibilità. A volte siamo tentati di sopravvalutarci, altre di sottovalutarci… Lasciamo che sia Lui ad indicarci la strada dell’equilibrio!
Oggi ricorre la festa dei Santi Filippo e Giacomo (minore) che, pur essendo apostoli ed aver seguito il Maestro per quasi tre anni, in più occasioni, come gli altri loro “compagni”, hanno preso delle “cantonate”. Affidiamoci alla loro preghiera e intercessione:
Signore, aiutaci a saper guardare con sincerità nel profondo del nostro cuore e ad ascoltare la voce del Tuo Spirito. Sia Lui a farci scoprire le potenzialità che hai dato a ciascuno di noi e ci sostenga nel metterle in atto. Amen.
Ed oggi, senza ricorrere all’ecocardiogramma”, ascoltiamo di più il nostro cuore. Buona giornata,
PG&PGR