15 Maggio 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

cominciamo questa terza parte del V capitolo riportando direttamente il testo di Filotea che poi commenteremo: “Molti affermano che vogliono lasciare l’orazione mentale ai perfetti perché essi non ne sono degni; altri protestano che non hanno il coraggio di fare spesso la comunione, perché non si sentono sufficientemente purificati; altri ancora dicono di temere di essere causa di disonore per la devozione se ci si impegnano, a causa della loro enorme miseria e fragilità; altri rifuggono dal mettere i loro talenti al servizio di Dio e del prossimo perché, dicono, conoscono la loro debolezza e potrebbero inorgoglirsi vedendosi strumenti di qualche cosa di buono; temono di consumarsi facendo luce agli altri.” Se questo modo di pensare fosse, in qualche maniera giustificabile, la Chiesa non avrebbe mai cominciato ad esistere e il dono dello Spirito Santo sarebbe stato vano. Pensate alla Vergine Maria che, in tutta umiltà risponde: No, non posso, non ne sono degna; pensate a San Giuseppe che svegliatosi dal sogno rivelatore declina, sempre per umiltà, il compito di prendersi cura del Figlio di Dio e di Sua Madre. E gli Apostoli? No, noi sappiamo solo pescare pesci, non siamo capaci di “pescare uomini”! Non sarebbero stati veri atti di umiltà, ma di rinuncia, di poca fiducia in Dio. Francesco ci va giù pesante e continua: “Tutte queste preoccupazioni sono soltanto inganni, una sorta di umiltà non soltanto falsa, ma perversa, per mezzo della quale, con molta sottigliezza e senza dirlo, si critica l’operato di Dio, o almeno si tenta di coprire di umiltà l’orgoglio della propria opinione, della propria indole, della propria pigrizia.” Quante volte l’orgoglio e l’indolenza si mascherano di umiltà diventando un vero e proprio atto di sfiducia verso la Divina Provvidenza. Il Nostro porta come esempio la risposta di Acaz al profeta Isaia che, su ordine di Dio, gli dice di chiedere un segno per avere la certezza della vittoria sugli Aramei. Il re risponde: “Non lo chiederò, non voglio tentare Dio (Is7 10-12)”. Non è il rispetto nei confronti di Dio che anima Acaz, ma la sua presunzione, la sua poca fede, commenta Francesco. Rinunciare ai doni che Dio vuole farci equivale a rinunciare alla Sua grazia e alla sua bontà: “Dobbiamo ricevere i doni che Dio ci manda; l’umiltà è obbedire e seguire da vicino i suoi disegni. Dio vuole che noi siamo perfetti e unendoci a Lui esige che lo seguiamo da vicino il più possibile.” Certamente non è confidando solo in se stessi che si possono riconoscere i doni di Dio e, oltretutto, questo sarebbe un grave atto di superbia: “Il superbo, che confida solo in se stesso, ha infinite ragioni per non porre mano ad alcuna iniziativa; ma l’umile trova tutto il coraggio nella sua incapacità: più si sente debole e più diventa intraprendente, perché tutta la sua fiducia è riposta in Dio, che si compiace di manifestare la sua potenza nella nostra debolezza e far trionfare la sua misericordia basandola sulla nostra miseria.”

Domani celebreremo la solennità dell’Ascensione di Gesù al cielo e nel Vangelo sentiremo il mandato che Gesù lascia agli Undici prima di tornare a Padre: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura”. E se in coro avessero detto: “Non ce la sentiamo, non ne siamo degni!” Noi, ora, dove saremmo?

Preghiamo

Signore animaci del santo coraggio di testimoniare, con le nostre povere forze, il dono della fede e fa’ che, con la forza del Tuo Spirito, non indietreggiamo di fronte alle difficoltà. Amen.

E con coraggio, anche oggi, andiamo avanti. Buona giornata,

PG&PGR

Notizie di PGR

Confermato: TAC e  Colonscopia non rilevano nulla di preoccupante. Forse faranno qualche altro esame per la tiroide…Praticamente lo stanno “a rivorta’ come ‘n pedalino”. E noi ringraziamo il Signore e…preghiamo ancora.

PG