Carissimi,
non di rado capita che l’umiltà dimostrata esteriormente non corrisponda affatto a quella interiore. In questa seconda sezione del capitolo V il saggio Francesco di Sales dice chiaramente: “Spesso diciamo che non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci prendessero alla lettera e se ci considerassero in pubblico secondo quanto diciamo. E’ proprio il contrario: fingiamo di fuggire e di nasconderci solo perché ci inseguano e ci cerchino; dimostriamo di voler essere gli ultimi, seduti proprio all’ultimo angolino della tavola, ma soltanto per passare con grande onore a capotavola.” L’umiltà, ormai lo sappiamo bene, egli l’ha vissuta profondamente, senza finzioni, e per questo può dire con tranquillità: “L’umiltà vera non finge di essere umile, a fatica dice parole di umiltà; perché è suo intendimento non solo nascondere le altre virtù, ma soprattutto vorrebbe riuscire a nascondere se stessa; se le fosse lecito mentire, o addirittura scandalizzare il prossimo, prenderebbe atteggiamenti arroganti e superbi, per potercisi nascondere e vivere completamente ignorata e nascosta.” Forse ci sembrerà un po’ esagerato, ma consideriamo bene quel “se le fosse lecito”! Ecco dunque il suo parere: “O evitiamo di dire parole di umiltà, oppure diciamole con profonda convinzione, profondamente rispondente alle parole.” Alla virtù dell’umiltà interiore qui si aggiunge la sincerità nei confronti degli altri e soprattutto di noi stessi. Continua: “Non abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore; non giochiamo a fare gli ultimi se non intendiamo esserlo per davvero.” Gesù ha più volte invitato i suoi discepoli (e noi) all’umiltà, al farsi servi, a non ricercare il plauso degli altri ammonendoli (ci) dicendo severamente: “Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi (Lc 6,26)”. Un’altra considerazione: l’umiltà va spesso “braccetto” con la buona educazione, col rispetto e la considerazione degli altri. Papa Francesco più volte ha ricordato che sarebbe molto bello riscoprire il significato di alcune espressioni quali “grazie”, “scusa”, “posso?”. Espressioni che oggi sembrano cadute in disuso: tutto è dovuto, tutto è permesso, tutto è mio diritto! Basterebbe usare un po’ più di gentilezza, di garbo, di affabilità vera, per superare o, quanto meno, alleggerire certi rapporti tesi in famiglia, sul lavoro, tra gli amici, in Parrocchia, ecc. “Personalmente – dice Francesco – preferirei che le parole fossero rispondenti, il più fedelmente possibile, ai nostri pensieri, e questo per poter seguire sempre e dappertutto la linea della semplicità e della spontaneità affettuosa.” Quanto il mondo sarebbe migliore e come si vivrebbe meglio se tutti, dai grandi ai piccoli (in tutti i sensi), si impegnassero a riscoprire questa semplicità e spontaneità! Se riteniamo che questo sia vero, cominciamo noi a farlo.
Preghiamo
Signore, ci rendiamo conto di quanto sia difficile vivere l’umiltà vera. Tante pretese, tanti presunti diritti da accampare, tanta impazienza con gli altri, ci fanno perdere di vista la gentilezza, la disponibilità, la benevolenza. Aiutaci a riscoprire questi semplici ma, essenziali, beni. Amen.
Oggi riusciremo a fare qualche gesto di gentilezza in più? Proviamoci. Buona giornata,
PG&PGR
Notizie da PGR
Anche se ancora solo ufficiosamente anche la TAC non “desta preoccupazioni”. Questo è quanto dicono i medici. Speriamo e preghiamo che anche l’ufficialità dica la stessa cosa. Altre novità di rilievo non ci sono se non le parole di PGR: “Me so’ stancato de magna’ sortanto riso bollito!”
PG