Carissimi,
con oggi concludiamo il capitolo che Francesco di Sales dedica al modo di partecipare alla celebrazione Eucaristica. Ieri dicevamo che, nell’arco di questi quattro secoli, la liturgia si è molto avvicinata al fedele che non è più solo colui che “ascolta”, ma partecipa attivamente, “celebra” con il sacerdote il sacrificio di Cristo. Non parliamo poi di alcuni gesti esteriori come lo scambio della pace (quando sarà possibile reinserirlo) o, meglio ancora il ricevere l’Eucarestia nelle mani, impensabile ai tempi di Francesco, che sottolinea non solo il nostro “ricevere”, ma l’accogliere il Signore che ci potrebbe far dire: prima che nella bocca, Signore, ti accolgo nelle mie mani perché diventino operose per la costruzione del Tuo Regno. Anche ciò che fa da “corollario”, importante ma non essenziale, come il canto liturgico e l’accompagnamento musicale, hanno cambiato stile nelle nostre chiese parrocchiali. Tutto questo, e altro, dimostra che la Chiesa, con i suoi tempi, senza correre troppo o eccessivi ritardi, ma con saggezza, sa adeguarsi ai tempi. Detto questo, torniamo al nostro Francesco: “Da dopo il Padre nostro fino alla Comunione, impegnati a far nascere nel cuore mille slanci; esprimi il desiderio ardente di giungere ad essere per sempre unita al Salvatore in un amore eterno.” Questo è il momento in cui siamo invitati, in modo molto personale, alla Cena dell’Agnello e per questo definiti “Beati”. Ma, potreste chiedere, i beati non sono quelli che “stanno in cielo?” Certamente, ma anche noi, peccatori, in forza del dono dell’Eucarestia, siamo invitati ad esserlo. Proprio in seguito a questa vocazione alla beatitudine il Nostro dice: “Dalla Comunione fino alla fine, ringrazia la Maestà divina per l’Incarnazione, la Vita, la Morte, la Passione e l’Amore che ci dimostra in questo santo Sacrificio; pregalo in forza di questo, di essere sempre benigno con te, con i tuoi parenti, con i tuoi amici e con tutta la Chiesa; poi umiliati con tutto il cuore e ricevi con devozione la benedizione divina che nostro Signore ti impartisce per mezzo del suo ministro.” Ma ci avete mai pensato: il nostro Dio è dentro di noi, fisicamente, diventa parte del nostro corpo, la sua natura Divina si “confonde” con quella umana divenendo una cosa sola…quasi una “riedizione” del mistero dell’Incarnazione. Ed è a quel punto che possiamo “dialogare” con Lui…ormai ci appartiene e noi apparteniamo a Lui. La conclusione del capitolo fa emergere tutta la comprensione del Salesio per i nostri limiti e i nostri desideri: “Ma se durante la Messa vuoi fare la tua meditazione sui misteri che stai seguendo giorno per giorno, non è necessario che tu segua queste indicazioni; sarà sufficiente che all’inizio manifesti la tua intenzione di voler adorare e offrire questo santo Sacrificio per mezzo della meditazione e dell’orazione, poiché in tutte le meditazioni ci sono, o esplicitamente o implicitamente, le operazioni sopra indicate”, quasi ricalcando la massima di Sant’Agostino: Ama e fa quel che vuoi.
Preghiamo
Signore non siamo degni di partecipare alla Tua mensa, ma Tu, nonostante il nostro peccato, ci inviti a sederci a questo banchetto. Aiutaci a riscoprire e a vivere la beatitudine alla quale ci chiami. Amen.
Ed oggi, pensando a domenica prossima, cominciamo a prepararci all’incontro eucaristico con il Signore…Lui è lì, ci aspetta. Buona giornata,
PG&PGR