30 Aprile 2021: Messaggio alla Comunità Parrocchiale

Carissimi,

siamo alla fine del primo capitolo ella Terza parte di Filotea dove Francesco di Sales termina il suo discorso sulle scelte necessarie da fare per esercitare le virtù. Ognuno di noi conosce, almeno in parte, se stesso, i suoi punti deboli e quelli di forza; lo sforzo che ci viene chiesto è quello di mettere in atto quelle “strategie” necessarie affinché i primi possano essere vivificati dagli altri. Ecco cosa suggerisce il Nostro: “Quando siamo combattuti da qualche vizio, abbracciamo la virtù contraria, sempre che siamo in condizione di farlo, riconducendo le altre a quella. In tal modo sconfiggeremo il nemico e continueremo a progredire in tutte le virtù.” Crediamo di non sbagliare dicendo che, tante volte, il primo nemico da sconfiggere alberga dentro di noi e possiamo identificarlo con la tentazione di dire “non ce la faccio…sono fatto/a così e non ci posso fare nulla” o pensieri del genere. Questo è vero solo quando ci affidiamo alle sole nostre forze. Continua il testo: “Se sono combattuto dall’orgoglio e dalla collera, devo assolutamente chinarmi e piegarmi all’umiltà e alla dolcezza; per riuscirvi, ricorrerò all’orazione, ai Sacramenti, alla prudenza, alla costanza, alla sobrietà.” Ricorriamo, dunque, con fiducia ai mezzi che Francesco ci ha appena suggerito; facciamo come il cinghiale “il quale, per rendere aguzze le zanne di difesa le sfrega e le appuntisce con l’aiuto degli altri denti, il che fa sì che tutti ne risultino affilati e taglienti; allo stesso modo, l’uomo virtuoso, che ha iniziato l’opera della perfezione, deve limare e affilare quella virtù della quale sente maggiormente il bisogno per la propria difesa; e questo per mezzo dell’esercizio delle altre virtù, che, a loro volta, mentre affilano quella, ne traggono vantaggio, migliorano e risultano meno ruvide.” I vizi sono un po’ come le ciliegie, uno tira l’altro. Già Aristotele li definiva come “abiti del male” che non promuovono la crescita interiore dell’uomo. Ma allo stesso modo anche le virtù “funzionano” nella stessa maniera: se combatto contro l’avarizia, l’ira, la superbia, mi renderò ben presto conto che, oltre a diventare più generoso/a, meno irascibile, meno pieno/a di me, proverò anche il desiderio e troverò la strada giusta per fare qualche passetto in più. Il capitolo termina con due esempi biblici: Giobbe che “esercitando in modo particolare la virtù della pazienza, a causa di tante tentazioni cui era sottoposto, finì col diventare perfettamente santo e virtuoso in tutte le virtù e sotto ogni aspetto”, e Raab che, pur esercitando “il mestiere più antico del mondo”, “per aver praticato in modo perfetto l’ospitalità, giunse a somma gloria” (cfr Gs 6,17-25). Giobbe diventa l’emblema della pazienza (eccola di nuovo), Raab, similmente alla peccatrice citata da Luca (7,47), viene perdonata dai suoi molti peccati, poiché ha molto amato.

Preghiamo

Signore, riconosciamo i tanti nostri limiti, i nostri difetti, i nostri vizi, ma non possiamo vincerli da soli. Concedici la forza del Tuo Spirito per sconfiggerli e conquistare la libertà vera, l’unica strada che conduce a Te. Amen

Cominciamo da oggi questa battaglia? Con l’aiuto di Dio ne usciremo vincitori. Buona giornata a tutti,

PG&PGR