Carissimi,
leggendo quanto segue potremmo chiederci: possibile che accostarsi frequentemente all’Eucarestia possa creare, negli altri, delle difficoltà? Parrebbe di sì, ed ecco il testo: “Possono tuttavia sorgere molte difficoltà, non da parte tua, ma da parte di coloro che vivono con te, che potrebbero consigliare al tuo saggio direttore di non farti comunicare così spesso. Se, per esempio, tu sei sottomessa a qualcuno, e coloro cui devi obbedienza e rispetto siano così mal istruiti e così strani da sentirsi inquieti e turbati nel vederti fare la comunione così spesso, nel caso, tutto considerato, sarà bene andare incontro alla loro malattia e fare la comunione soltanto ogni quindici giorni; ciò solo nel caso che la difficoltà non possa esse superata in altro modo”. Non stupiamoci, però, di questo; teniamo ben presente quanto abbiamo detto precedentemente su questo argomento. Al tempo in cui è vissuto San Francesco di Sales certe mentalità erano talmente radicate che ogni “novità” poteva recare “scandalo” ai benpensanti. Per questo egli raccomanda sempre la massima prudenza: “Se sai essere molto prudente, non c’è né madre, né moglie, né marito, né padre che ti impedisca di comunicare spesso: e sai perché. Perché il giorno in cui avrai fatto la comunione, non diminuirai la cura per quello che fa parte dei doveri del tuo stato, anzi sarai più dolce e gentile e non rifiuterai l’adempimento di nessun dovere; la conseguenza sarà che gli altri non avranno alcun interesse a distoglierti da questo esercizio che non causa loro alcun pregiudizio; a meno che non siano gretti e incapaci di ragionare; in tal caso, come già detto, usa condiscendenza” Anche oggi, se ci pensiamo bene, la “grettezza” anima il pensiero di tanta gente. Un esempio? Il Magistero di Papa Francesco che, sulla scia di tanti suoi santi predecessori, sta “scuotendo” positivamente la Chiesa infastidendo tanti “buoni cristiani” il cui tradizionalismo corrisponde ad una sorta di torpore spirituale che impedisce di sentirsi “Fratelli tutti”. Quante critiche sterili e grette, provenienti anche dai “sacri palazzi”, gli vengono rivolte! Lui, però, il successore di Pietro, con la grazia dello Spirito Santo, prosegue sulla sua strada e per questo ringraziamo il Signore. E andiamo avanti. Il Salesio si avventura in un campo particolare dando dei consigli alle persone sposate spingendosi a sfiorare ciò che egli chiama il “debito coniugale”. Vista la delicatezza dell’argomento ci limitiamo a riportarne integralmente il testo: “Devo aggiungere una parola per la gente sposata: Dio, nell’antica Legge, trovava cosa fatta male che i creditori esigessero il loro debito nei giorni di festa; ma non se l’aveva a male se il debitore pagava e rendeva il debito a chi lo esigeva. E’ cosa poco conveniente, benché non sia un grande peccato, chiedere la soddisfazione del debito coniugale nel giorno in cui si è fatta la comunione; ma non è sconveniente, anzi direi che è meritorio, renderlo. Ecco perché a causa di tali doveri, nessuno deve essere privato della Comunione, quando la sua devozione lo spinge a chiederla. Nella Chiesa primitiva i cristiani comunicavano tutti i giorni, pur essendo sposati e benedetti da tanti figli; ecco perché ho detto che la comunione frequente non deve generare alcuna sorta di problemi né ai papà, né alle mamme, né ai mariti, né alle mogli purché l’anima che si accosta alla comunione sia prudente e discreta.” Anche su questo Francesco si rivela saggio e lungimirante. Una sola sottolineatura: quanto detto in questo ultimo brano è riferito esclusivamente alle persone sposateJ.
Oggi ricorre la memoria liturgica di Sant’Anselmo di Aosta che abbiamo già incontrato. Ci affidiamo alla sua intercessione e vi proponiamo una sua preghiera:
Ti ho cercato, o Signore della vita,
e tu mi hai fatto il dono di trovarti:
te io voglio amare, mio Dio.
Perde la vita, chi non ama te:
chi non vive per Te, Signore,
è niente e vive per il nulla.
Accresci in me, ti prego,
il desiderio di conoscerti
e di amarti, Dio mio:
dammi, Signore, ciò che ti domando;
anche se tu mi dessi il mondo intero,
ma non mi donassi te stesso,
non saprei cosa farmene, Signore.
Dammi te stesso, Dio mio!
Ecco, ti amo, Signore:
aiutami ad amarti di più.
Amen
Fissiamo nella mente una frase di questa preghiera e ripetiamola durante questa giornata che vi auguriamo buona.
PG&PGR
N.B. . Amici romani oggi ricorre il 2.774° anniversario della fondazione della nostra città. Ma se retrodatiamo, secondo gli esperti, la nascita di Cristo di 6 anni, dovrebbe essere il 2.780°. Poco importa. Resta comunque l’impegno supplementare per migliorarla e renderla “caput mundi” anche nella testimonianza cristiana