Carissimi,
iniziamo oggi un nuovo capitolo, il XX, che insieme al successivo, conclude la seconda parte della Filotea e nei quali Francesco di Sales si sofferma a dare delle indicazioni “pratiche” sulla frequenza nell’accostarsi all’Eucarestia e sul modo per riceverla degnamente. Vista la sua estensione anche questo verrà suddiviso in più parti. Oggi noi diamo per scontato che, ogni volta che partecipiamo alla santa messa, se siamo in grazia di Dio, possiamo ricevere la comunione e, in qualche occasione, anche due volte nello stesso giorno. Ma non è sempre stato così. Nei primi secoli, è vero, era inconcepibile partecipare alla “Cena del Signore” senza ricevere il pane consacrato che, attraverso i diaconi, veniva inviato anche a coloro che erano impossibilitati a parteciparvi (San Giustino, Prima apologia). Col passare dei secoli, però, e in modo particolare durante il Medioevo, l’Eucarestia è stata sempre più considerata come “mysterium tremendum”, accentuando una reverenziale e timorosa distanza tra l’uomo, consapevole della propria indegnità, e Dio. Tante altre disposizioni canoniche, generali o locali, contribuirono ad allontanare i fedeli dalla frequenza a questo Sacramento, ma non è questo il luogo per disquisire su tali provvedimenti. Bisognerà aspettare il Concilio di Trento che, con le dovute disposizioni d’animo, raccomanderà ai fedeli di riceverlo frequentemente nei giorni festivi. Ma le abitudini, ormai radicate nel popolo cristiano, resero difficoltosa l’applicazione di questa esortazione. Sarà poi il Concilio Vaticano II a riportare la Chiesa alle sue origini, anche in questo. Il Salesio, che continua a stupirci, anticipando, anche se in modo molto prudente, di ben quattro secoli le disposizioni conciliari dice che “il Salvatore ha istituito l’augusto sacramento dell’Eucarestia, che contiene realmente la sua carne e il suo sangue, affinché chi ne mangia viva eternamente. Ecco perché, chiunque vi ricorre spesso con devozione, rinforza talmente la salute e la vitalità dell’anima, che è quasi impossibile che rimanga avvelenata dai cattivi affetti di qualunque sorta siano.” Dobbiamo, però, sottolineare che, con l’espressione “con devozione” egli voglia soprattutto richiamare il credente ad accostarsi al sacramento dell’Eucarestia, solo se si è veramente in grazia di Dio o se ci si impegna a ritornare ad esserlo, prima possibile, attraverso il sacramento della Riconciliazione. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto (1Co 11,29), parla molto chiaramente. Lo diciamo con la certezza di non essere smentiti (purtroppo!): tante, troppe volte accade che qualcuno vada a ricevere il Corpo del Signore con leggerezza anche in stato di peccato grave. Francesco, su questo, è molto chiaro: “Non è possibile nutrirsi di questo cibo di vita e continuare a vivere degli affetti di morte”. Da non dimenticare mai: il cibo eucaristico dà, al credente, la forza per superare le difficoltà e le “debolezze” che spesso si oppongono ad una vera vita di fede. Continua: “allo stesso modo che gli uomini nel paradiso terrestre non avrebbero potuto morire quanto al corpo in virtù del frutto della vita del Signore vi aveva collocato, così essi non possono morire spiritualmente in virtù di questo sacramento di vita.” Concludiamo questa prima tranche con una delle similitudini a cui Francesco ci ha ormai abituato: “Se è vero che i frutti più teneri, soggetti a corrompersi, come le ciliegie, le albicocche e le fragole, si conservano facilmente tutto l’anno una volta canditi nello zucchero e nel miele, nessuna meraviglia che i nostri cuori, benché fragili e deboli, siano resi immuni dalla corruzione del peccato quando sono trattati con quello zucchero e quel miele che sono la carne e il sangue incorruttibili del Figlio di Dio.”
Riflettiamo bene su tutto questo coscienti dell’immenso dono che il Signore Gesù ha voluto farci lasciandoci il memoriale della sua morte e risurrezione.
Preghiamo
Signore, Tu ci chiami a vivere di Te attraverso la partecipazione al banchetto del corpo e sangue del Tuo Figlio; fa’ di noi dei “commensali” responsabili e consapevoli della grandezza del dono che ci fai e aiutaci a viverne i frutti nel nostro quotidiano. Amen.
Oggi proviamo ad isolare per qualche istante la nostra mente pensando a questo dono che il Signore mette nelle nostre mani. Buona giornata,
PG&PGR